Un Mondo Accanto

Il fantasma di Mary Louise Chantrer

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view post Posted on 30/8/2013, 20:49     +1   -1
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Vampiro di dracula

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17 Gennaio 1984, città di Parigi. Era una mattina molto fredda ma con un bel sole, che nonostante il gelo, invitava ad uscire. Clarisse, la mia compagna, mi disse che saremmo usciti a prendere un caffè, cosa che accettai volentieri. Quando non lavoravo, mi faceva sempre molto piacere uscire con lei. Clarisse era una donna d'altri tempi, amante della mondanità, ma soprattutto fanatica di cappellini per signore. Ne aveva a casa una quantità industriale, potrei dire, e senza esagerare, che ne acquistava in media uno al mese. Era sempre stata una benestante, in quanto veniva da una famiglia della nobiltà francese. Il padre era un marchese, e la madre era una duchessa, anche se la nobiltà non era più così in voga come nel '700. Clarisse la conobbi, ad un party a cui venni invitato per puro caso, in quanto ci sarebbe dovuto andare un mio collega di lavoro, ma lui purtroppo, fu colpito da un virus influenzale che lo costrinse a letto per qualche tempo. Accettai volentieri quell'invito, ben sapendo di non conoscere nessuno, ma allo stesso tempo, sapevo cosa dovevo fare. Il mio lavoro era il giornalismo, ed ero un giornalista d'assalto, in pratica uno di quelli che se sente puzza di scoop, non c'è nulla che lo possa fermare. A quel party però non c'era bisogno di andare all'assalto, perchè mi sarei trovato di fronte e senza fare nessuna fatica, la persona che dovevo intervistare. L'uomo si chiamava Lorent De Bournier, ed era un ricchissimo uomo d'affari, con una grande predilizione per le scoperte egizie....

Edited by demon quaid - 25/9/2013, 14:22
 
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view post Posted on 14/9/2013, 13:25     +1   -1
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...il party fu sfarzoso e in pompa magna e da questo lato, io, pur avendo come compagna Clarisse, che come detto amava la mondanità, mi sentivo abbastanza fuori luogo. Non mi piacevano quelle cose, ma soprattutto non mi piaceva l'altezzosità di certi personaggi. Sembrava davvero che camminassero sopra le nuvole. Erano dei manichini, nemmeno più persone. Il party era stato organizzato da Monsieur De Golbert, un ricchissimo e focoso industriale edilizio; uno che amava molto mettere in mostra i suoi averi. Nella villa dove si stava svolgendo il party, c'era una piscina proprio costruita sul tetto, fatta tutta di vetro, dove chi la usava, veniva tranquillamente osservato da coloro del piano inferiore. Il lusso non mancava, ma io cercavo di restarne fuori, anche se talvolta, per accontentare Clarisse, mi dovevo sorbire cose che odiavo. Camerieri tutti rigorosamente in guanti bianchi, brillantinati con un falso sorriso sul volto che ne rendevano orribile il viso. Notate tutte le cose che non mi davano piacere, cercai da subito colui che dovevo intervistare, il Sig. Lorent De Bournier. Me lo avevano descritto piuttosto bene e non feci fatica a rintracciarlo. Era appoggiato ad una colonna ottocentesca che stava amabilmente chiaccherando con una signora. Quando lo vidi mi avvicinai ma non gli chiesi nulla. Lui però notò qualcosa e mi disse senza guardarmi: "ha bisogno di me?" "se ha un attimo si cortesemente monsieur". Avevo immaginato, o almeno tentato di immaginare la persona, quindi un altro ricco miliardario con la voglia di farsi notare, invece lui, mi prese sottobraccio e mi disse semplicemente: "le spiace se usciamo un attimo sul balcone? qui c'è troppa aria di...mondanità". Non nego che la cosa mi sosprese, ma monsieur Laurent era un uomo pieno di sorprese e stare in compagnia con lui, si rivelò davvero piacevole ed era molto più vicino a me di quel che pensassi...

Edited by demon quaid - 25/9/2013, 14:44
 
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view post Posted on 19/9/2013, 19:54     +1   -1
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...arrivati sul balcone tirò fuori dalla tasca destra interna del suo vestito una scatola di sigari. Guardai la scatola attentamente per due motivi: il primo era perchè ero un amante dei sigari, quelli buoni, e ne avrei fumato uno più che volentieri e il secondo perchè era una scatola nera con bordi color oro, che non avevo mai visto e quindi mi assalì la curiosità. Lui notò questo e mi porse la scatola dicendo: "ne vuole uno? non faccia complimenti". Lo presi molto volentieri e con l'aiuto di un accendino completamente d'oro prestatomi dal signor Lorent, lo accesi, creando una serie di nuvolette biancastre che quasi risplendevano nella poca luce del balcone. Cominciammo a parlare amabilmente di un pò di tutto e Monsieur Laurent si dimostrò davvero una piacevolissima compagnia. Passarono circa un paio di ore, quando ad un tratto mi si accese una lampadina che mi disse che mi stavo dimenticando dell'intervista. Gli dissi il motivo per cui ero fuori con lui, ma per tutta risposta, mi porse un biglietto da visita tutto nero, con i bordi tutti color oro -esattamente come la scatola dei sigari- e poi senza aggiungere altro rientrò in casa. Quell'uomo mi aveva talmente incuriosito e aveva un modo di fare così delicato, che decisi che non lo avrei importunato con l'intervista, anche a costo di perdere un articolo importante. Giravo tra le dita il suo biglietto da visita mentre pensavo alle due ore appena trascorse, quando mi cadde lo sguardo sul biglietto e notai che c'era il nome, il cognome e un indirizzo, ma, cosa piuttosto insolita in un biglietto da visita, non c'erano numeri di telefono....

Edited by demon quaid - 25/9/2013, 14:45
 
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view post Posted on 25/9/2013, 13:42     +1   -1
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...in pratica, ci avrei dovuto andare senza avvertirlo del mio arrivo. Finito il party, tornai verso casa, ma non pensavo ne al biglietto ne a quando avrei potuto andarci. Entrai con la macchina nel vialetto di casa e una volta entrato, trovai Clarisse che mi abbraccoò come sempre e mi baciò. Ci volevamo davvero bene e ogni occasione era buona per dimostracelo. Nel mentre ci accingiavamo a sederci in salotto, le chiesi se per caso conoscesse un certo Lorent De Bournier. Lei mi rispose di si, ma con un viso che palesava timore. La conoscevo bene e ormai avevo imparato del suo splendido volto ogni più piccola movenza espressiva e sapevo che quel viso leggermente tirato doveva dirmi qualcosa di preoccupato. Le chiesi: "Che c'è cara? Perchè quel viso? Devo solo fargli una intervista per il giornale, pare che sia venuto a conoscenza di cose importanti sugli Egizi". Clarisse era una donna molto conosciuta in società e mi raccontò di una storia di quando era giovane, che aveva come protagonista proprio monsieur De Bournier. E cominciò: "Vedi, Lorent è un uomo molto potente e ricchissimo, forse è l'uomo più ricco di Francia, ma ha un pregio a differenza di tutti gli altri miliardari, non ha l'abitudine di mettere in mostra se stesso", cosa che avevo in effetti constatato; "però ha un modo di fare molto coinvolgente con il gentil sesso, non per nulla con gli anni, si è guadagnato l'appellativo di playboy. Non che questo dia fastidio, ma su di lui circolano strane voci, su alcune donne della nobiltà francese sparite qualche anno addietro e mai ritrovate". Ascoltavo Clarisse raccontare quella storia con molta curiosità....
 
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view post Posted on 27/9/2013, 20:47     +1   -1
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..e non potei nascondergli il fatto che la cosa mi coplì, in quanto mai avrei immaginato che una persona come monsieur Lorent si potesse portare dietro una qualsiasi nomea, di quel genere soprattutto. Ma ascoltavo Clarisse attentamente, anche perchè tutte quelle informazioni so che prima o dopo mi sarebbero servite. Una volta che la mia compagna finì il suo racconto, la baciai e andai verso la mia borsa del lavoro per segnarmi alcuni appunti. Due giorni dopo partìì da casa per andare a trovare Lourent. Nella mia mente non lo chimavo nemmeno più Monsieur. Arrivato dove il biglietto diceva, mi trovai di fronte a ciò che avevo immaginato, una sontuosissima villa moderna, che solo a guardarla mi provocava imbarazzo, tanto era il profumo di soldi che emanava. Un cancello mastodontico con sopra una piccola campana come decorazione, fungeva da entrata verso un giardino di proporzioni enormi. Appena suonato, si aprì il cancello con un rumore molto musicale e armonioso, quasi a voler significare che il suono non dovesse disturbare gli inquilini. Entrai piano. Alzando la testa, scorsi Monsieur Lorent su uno dei balconi, che mi faceva cenno con la mano destra di entrare. Il sentiero che portava alla porta d'entrata era lungo circa 90 passi. Li contai per curiosità, questo significava che più o meno erano una sessantina di metri. Il pavimento era in lastroni di pietra molto ben levigati e lisci e camminarci sopra, non provocava fastidio in quanto non avevano nessun tipo di avallamento. Mi venne incontro, mi diede la mano e con un sorriso mi disse: "faccia pure come se fosse a casa sua"....

Edited by demon quaid - 14/10/2013, 11:19
 
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...ma io non essendo abituato a lussi di quel tipo, la frase "faccia come se fosse a casa sua" mi creava quasi fastidio. Lorent era un uomo di grande classe, questo bisognava riconoscerlo, e per un attimo mi tornò alla mente ciò che mi aveva detto Clarisse sul fatto della fascinosità dell'uomo Lorent. Ogni cosa che faceva era gestita da una calma che quasi indispettiva, non aveva mai fretta. Entrato in quella casa, notai subito alcuni reperti egizi chiusi in alcune teche di vetro robusto. Solo nel grande salone ne aveva 4, con all'interno almeno una ventina di reperti. Mi fece fare il giro della casa e devo ammettere che la cosa mi fece stare con gli occhi attenti osservatori per tutto il tempo, senza perdere nemmeno un secondo delle sue spiegazioni, che faceva con molto orgoglio, e giustificato direi. Dopo aver passato alcune ore insieme, mi chiese se avessi voluto pranzare con lui. Accettai, anche perchè il mio lavoro almeno in parte dovevo farlo. Lorent di li a poco chiamò a voce un pò alta il nome Richard e poco dopo entrò il classico maggiordomo tuttofare. Lo guardai curioso, anche per come era vestito. Pensavo che cose del genere non esistessero più, invece mi convinsi che personaggi del genere erano ancora attuali. Il maggiordomo fu informato della mia presenza a tavola e passati alcuni minuti, in cui io e Lorent avevamo continuato a chiaccherare, arrivò nella sala una cameriera, il suo nome era Lucylle. Lorent la chiamò e la informò di alcune cose della cucina e di cosa volesse per pranzo, poi si rivolse a me chiedendomi cosa avrei preferito. Risposi: "quel che va bene a lei va bene anche a me". Lorent mi guardò, sorrise e poi fece cenno di si alla cameriera con la testa, la quale se ne andò, Una cosa mi aveva incuriosito: ne il maggiordomo ne la cameriera dissero una sola parola quando si trovarono davanti a Lorent....
 
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view post Posted on 2/11/2013, 13:59     +1   -1
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...una volta fatto tutto ciò, io e Lorent continuammo a fare il giro della maestosa villa e mi fece vedere altri reperti chiusi in teche in altre stanze. In totale la villa ne aveva 74. Non mi meravigliò per nulla, quando mi disse, che in quella maestosità ci viveva da solo con gli inservienti. Tenuto conto tutti i reperti Egizi che aveva, se avesse continuato a procurarsene, le stanze non sarebbero nemmeno bastate. Arrivò l'ora del pranzo e visto che a forza di ascoltare Lorent e camminare su e giù, mi era venuto un certo languorino, la cosa mi fece piuttosto piacere. Entrammo in una sala grandissima dove c'era un tavolo lungo circa un 7o 8 metri, apparecchiato per 2, quindi, per me e per lui. In mezzo al tavolo un candelabro d'ottone del periodo ottocentesco lo ornava. Arrivò il maggiordomo, che prese il candelabro e lo spostò su un mobile posto vicino al tavolo. La cosa che notai per prima, era che tutta la mobilia, era in legno pregiato, tutto lavorato a mano, dedussi subito che costava un occhio della testa. Arrivò poi la cameriera, la quale per prima cosa, si avvicinò con una bottiglia di vino a Lorent, gliene versò pochissimo, il quale, lo fece leggermente roteare nel bicchiere, poi lo annusò e quindi lo assaggiò delicatamente. Fece un cenno compiaciuto con la testa alla cameriera, la quale venne da me, mi versò il vino nel bicchiere, poi tornò da Lorent e lo servì. Dopo di chè, se ne andò di nuovo, e come sempre senza dire una parola. Fummo serviti di tutto punto e il pranzo fu regale davvero. Mangiammo una serie di pietanze condite da funghi, tartufi, erbe e spezie di vario genere, che davano ai piatti, un senso di grande esperienza culinaria, fino all'arrivo di...
 
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view post Posted on 4/11/2013, 21:23     +1   -1
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...un ometto piccolo e grasso, che venne a chiedere a Lorent se il pranzo fosse stato di suo gradimento. Lorent mi guardò e con un cenno mi fece capire che dovevo essere io a rispondere. Ovviamente avendo mangiato enormemente e benissimo, non potei fare altro che dire "è stato sublime". L'ometto, che io avevo identificato come lo chef, non era altro che un parente di Lorent, il quale aveva passato un brutto periodo della vita, e fu preso a servizio da Lorent, il quale gli diede una casa dove stare e un lavoro, che era appunto quello che faceva. L'ometto se ne andò ringraziandomi. Pensai: "accidenti, almeno qualcuno del servizio che parla c'è". Subito dopo pranzo, io e Lorent, scendemmo in giardino, dove lui si accese uno dei suoi rinomatissimi sigari e mi chiese se ne gradissi; li accendemmo insieme. Notai che Lorent, mentre si accendeva il sigaro, aveva gli occhi fissi su quello che stava facendo, come se stesse pregustando un qualcosa di orgasmico. Il sigaro per lui era come una donna, da trattare con la massima cura. Dopo il sigaro e pochissime parole, finalmente arrivammo ad una chiaccherata interessante, perchè Lorent mi chiese: "caro lei, crede nei fantasmi?" "prego?" risposi io con la faccia di uno che non sapesse cosa fossero. "Le ho chiesto se crede ai fantasmi" ripetè senza battere ciglio. "Ma ovvio che no", dissi con fermezza, poi, accennando quasi ad una battuta continuai: "Non ci crederei nemmeno se me lo vedessi davanti". A quel punto Lorent con aria di sfida disse: "vuole provare?......
 
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...a quella domanda, cercai di non dare troppo peso, ma in Lorent vidi la tipica movenza di uno che mi invitava a vedere qualcosa. Si avviò verso il salone della villa girandomi le spalle, ma poco dopo si girò e mi invitò a seguirlo. Cosa che ovviamente feci, anche se alquanto perplesso. Mi portò in una stanza molto piccola, dove c'erano una marea vera e propria di foto di donne bellissime. Non chiesi chi fossero, in quanto avevo avuto dalla mia compagna, delle spiegazioni molto chiare su chi fosse Lorent. Lo fece lui; "vede amico mio" mi disse, "queste sono le foto di tutte le donne con le quali ho avuto delle storie, donne bellissime come vede, attratte un pò da me, ma non le nascondo che i miei capitali, hanno fatto la loro parte"...quindi si lasciò andare ad una fragorosa risata. Quella stanza era tenuta come una reliquia; era piccola ma allo stesso tempo pareva che non avesse mai fine. C'erano foto sulle pareti, nei cassetti, sul tavolo, sulla sedia, davvero dappertutto. Di foto ce n'erano di tutti i tipi e in tutte le pose e alcune ritraevano donne poco vestite, in pose conturbanti. Ricordandomi di quello che mi aveva detto Clarisse, decisi di provocarlo un pò e gli chiesi: "sono tutte vive?" Lorent mi guardò, come si guarda un amico fraterno e mi rispose: "no amico mio, purtroppo no, alcune di esse non fanno più parte di questa terra". "molte di esse sono piuttosto giovani, di cosa sono morte?" chiesi io cominciando a prendere confidenza.".....malattie varie...", rispose Llorent. E da lì in poi cercò di parlare sempre meno per non alimentare un discorso che evidentemente in quel momento non voleva fare. Mi portò al piano superiore, perchè mi doveva far vedere il fantasma...
 
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view post Posted on 12/12/2013, 19:18     +1   -1
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........si era insita in me una feroce curiosità. Salìì le scale al suo fianco, ma notavo che il passo di Lorent era diventato quasi pesante, come se ognuno di quegli scalini fosse per lui un ago che gli si conficcava nel cuore. Non parlava, saliva solo le scale, finchè arrivammo al piano superiore. Mi condusse davanti alla porta di una camera che si vedeva bene, era chiusa da tempo. Tirò fuori dal taschino interno del gilet una chiave, che introdusse nella serratura, alla quale fece fare 4 giri, dopo di che la porta si aprì. Nella stanza che sapeva di molto vecchio ("pensai che non fosse mai stata aperta negli ultimi 10 anni, tanto era l'odore di chiuso")........incredibile....sul letto c'era una bara. Una bara di vetro, tipo una teca, dove all'interno c'era il corpo di una donna che dormiva il sonno dei morti e vicino al suo corpo vi era una foto di una ragazza giovane (secondo me non aveva in quella foto oltre i vent'anni), bellissima, con i capelli neri come la pece e 2 occhi che sembravano 2 perle. La bocca con labbra sottili, mi fece balenare in testa il pensiero che quella ragazza doveva essere stata di una finezza meravigliosa. Lorent si avvicinò alla bara, passò una leggera carezza dove c'era il volto della donna, proprio come se lo stesse toccando; quindi si girò verso di me e mi disse: "ecco il mio fantasma, colei che ogni notte mi tormenta, colei che ogni notte mi viene a trovare, colei che più di ogni altro essere al mondo ho amato". Finita quella frase, notai che una lacrima gli scese e decisi di non avvicinarmi, per lasciarlo nel suo dolore. Doveva averla amata davvero tantissimo....tanto...tanto...
 
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...vedendogli scendere quella lacrima, capìì davvero cosa volesse dire amare. Rimase fermo a guardare quella figura distesa, la quale pareva che dormisse. Dopo qualche attimo si voltò verso di me e mi chiese se quella notte avessi voluto fargli compagnia, si sentiva troppo solo. La domanda mi inquietò, ma del resto come avrei potuto dirgli di no? In quel momento vedevo un uomo molto fragile, che faceva vedere tutte le sue debolezze. Accettai. Mi disse che avrebbe avvertito la cameriera di prepararmi la camera degli ospiti, cosa che fece da li a qualche minuto. Ce ne andammo, ma successe una cosa strana; la donna nella bara...giurai che quando eravamo entrati aveva le braccia lungo il corpo, mentre adesso le aveva incrociate sul ventre, proprio come i morti. "No, non può essere, mi sarò sbagliato" pensai. Non dissi ovviamente nulla a Lorent, il quale richiuse la porta e insieme scendemmo al piano inferiore. Gli dissi che avrei fatto una telefonata, dovevo avvertire Clarisse che avrei dormito fuori. Lei ci era abituata, perchè causa il mio lavoro capitava abbastanza periodicamente, ma quando gli dissi che avrei dormito da Lorent, rimase in silenzio per qualche secondo, poi mi disse solo: "stai attento". Mi aveva già avvertito che Lorent era un uomo "strano", quindi, per non darle troppa apprensione, gli risposi solo: "tranquilla, sai che sono un uomo prudente". Non potevo però negare a me stesso che l'aver visto quella donna nella bara di vetro, mi aveva messo addosso molta ansia...e poi le braccia....mah...
 
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...cercai di concentrarmi su altro. Finchè arrivò la mezzanotte e Lorent mi disse che sarebbe andato a dormire. Mi aveva raccontato che era un uomo che aveva bisogno di dormire pesantemente, perchè altrimenti il giorno non rendeva. Io entrai in camera e mi diressi verso il letto, che pareva molto comodo. Era una stanza abbastanza grande, con una finestra che si trovava alla destra del letto a circa 4 passi da esso. La finestra era arredata con delle tendine coloro panna e azzurro, che le davano un'aria di tranquillità. La porta era molto solida di colore nocciola e piuttosto pesante. In quella camera c'erano tutte le comodità possibili, televisione, frigo bar, ventilatore se servisse, ma non ebbi bisogno di nulla di tutto ciò. Mi infilai nel letto con l'intento di addormentarmi in fretta e così successe. Mi svegliai che erano le 7.30 circa, la porta della mia camera era socchiusa....Mi vestìì e scesi al piano inferiore. Una volta arrivato, intravidi Lorent che si stava dirigendo verso la sala da pranzo. Lo chiamai e lui voltandosi, mi salutò allegramente, con il viso di uno che aveva fatto una dormita piacevole e rilassante. Mi invitò a seguirlo per la colazione e lo fece molto volentieri, visto che mi ero svegliato con una certa fame. Ci sedemmo e gli feci subito notare che doveva aver dormito molto bene, Lui mi disse, lasciandomi a bocca aperta: "non ho dormito affatto amico mio, solo che mi è venuta a trovare..." e smise di parlare. "Chi?" chiesi io. "Ma il fantasma amico mio". Non riuscivo a capire se parlasse sul serio oppure se stava provando a prendersi gioco di me. Poi continuò dicendo: "E' per caso venuto anche da lei?" E mi assalì il ricordo della porta socchiusa....

Edited by demon quaid - 1/1/2017, 21:13
 
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...non ero abituato a racconti del genere, ma ero un semplice giornalista in cerca continua di scoop, quindi le cose a cui assistevo in quella grande casa, pur mettendomi addosso un pò di agitazione, mi avevano convinto che avrei potuto trasferire la mia razionalita in un racconto moderno e tranquillamente leggibile anche da lettori a cui di cose del genere poco o niente interessava. Il mio pensiero (oltre a quello appena citato), era riviolto al fatto che ero certo che la notte precedente la porta della mia stanza l'avessi chiusa...anche se non ricordavo se a chiave o meno. Cmq. insieme a Lorent facemmo una abbondante colazione e il maggiordomo ci servì di tutto punto. Mi sentivo strano in quella casa, perchè più passava il tempo, più cose scoprivo e più mi accorgevo che quell'uomo era una persona davvero d'altri tempi, nei modi e nelle frasi che uscivano dalla sua bocca. Finita la colazione Lorent mi invitò ad uscire in giardino per una passeggiata. Notai che non amava molto parlare di cose sue, a meno che non fosse lui a farlo per primo. Intanto io avevo cominciato nella mia camera a scrivere l'articolo e mi stavo accorgendo che pian piano stavo scrivendo un racconto più che un articolo giornalistico. Nel pomeriggio telefonai a Clarisse, avevo bisogno di sentirla perchè la sua voce aveva la capacità di tranquillizzarmi. Le spiegai cose stavo vivendo in quella casa e lei mi disse che era contenta da un lato, ma preoccupata da un'altro e mi ripetè: "ricorda ciò che ti ho detto, Lorent è un uomo che deve avere dei segreti importanti, stai molto attento".....
 
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view post Posted on 20/4/2014, 21:39     +1   -1
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...le parole di Clarisse mi facevano congiungere i pensieri su ciò che di razionale mi ostinavo a credere, a quello che però ogni tanto capitava. La storia della porta ad es. era alquanto strana, ma allo stesso tempo forse era la mia fantasia che mi stava portando oltre certi confini e quei confini sono pericolosi per un giornalista. Dopo una bella passeggiata e rientrati a casa, appena entrati il maggiordomo ci venne incontro, dicendo a Lorent che lo avevanoi cercato al telefono. Strano e curioso: non avevo mai visto un telefono in quella villa. Ma chi aveva il coraggio di chiedergli qualcosa in proposito? Anche quella giornata stava passando, ma mi ero ripromesso che appena un attimo solo, avrei cercato il telefono. Doveva essere da qualche parte giusto? - pensai- ma il mio pensiero andò subito in pezzi, perchè Lorent mi chiamò per portarmi a verdere una cosa...che si rivelò drammatica anche per me; un album di fotografie. Altra cosa che non capivo: perchè mi faceva vedere quell'album? Ci sedemmo al tavolo della sala e lo sfogliammo insieme e ogni pagina che girava, Lorent me la narrava, come fosse un racconto. Notai più di una volta i suoi occhi, che ogni tanto si inumidivano, notavo il suo cambiare tono della voce ad ogni cambio foto. In quelle foto, c'erano tante bellissime donne. Forse erano un centinaio. Poi, continuando a scorrere l'album, arrivammo ad una foto dove c'era una donna con 2 bambini. Lui la accarezzò dolcemente e poi pianse. Si mise le mani sugli occhi quasi per non farsi vedere, ma il singhiozzare era troppo forte per nasconderlo. Mi disse che quella era la moglie e i suoi 2 meravigliosi figli, periti per mano di un assassino che una notte mentre rientravano a casa da una serata di giochi a casa di altri bambini, li assalì e li uccise tutti e tre. Mi si gelò il sangue nelle vene...non avevo parole...non potevo parlare. Qualunque cosa dicessi, sapevo bene che avreri sbagliato. Prerferì fosse lui ad andare avanti e venni a scoprire chi era Lorent....
 
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view post Posted on 14/5/2014, 19:50     +1   -1
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...una volta asciugatosi gli occhi, Lorent mi guardò con l'aria di uno che si aspettava una sentenza, la MIA sentenza. Ma io non parlai, rimasi nel mio più completo mutismo, convinto che questo non lo avrebbe infastidito, invece questo mio comportamento sortì l'esatto contrario, quindi luo prese la parola e mi chiese: "Ebbene amico mio, non le vengono domande da farmi?" io: "dovrei?" lui: "certo, perchè dopo quello che ha visto, mi pare una cosa normale". Io presi coraggio e dissi: "si, una da fare ce l'avrei...perchè mi ha fatto vedere tutto questo proprio a me? Quale è il motivo di questa fiducia?". Forse Lorent non si aspettava questa domanda e quindi rimase in silenzio un attimo poi riprese: "Vede amico mio, lei è un giornalista giusto? Quindi chi meglio di lei potrebbe fare al caso mio?" Mentre Llorent parlava, una leggera folata di vento mi accarezzò le spalle. Lo ascoltavo parlare, ma c'erano e continuavano a succedere troppe cose strane intorno a me perchè io potessi rimanerne indifferente. Ma chi era in realtà Llorent? Alle volte mi dava l'idea di essere un misto tra un uomo succube del suo tragico passato e un seria killer. Tutte quelle donne...tutte morte...perchè? CHI DIAVOLO ERA LLORENT?? La notte la passai tra pensieri e incubi vari, di conseguenza dormìì pochissimo. Dovevo parlare con Clarisse, spiegargli qwuelle che sentivo e vedevo, ma più andavo avanti nella conoscenza di quest'uomo e più mi rendevo conto che era una persona che celava un oscuro passato. Era un assassino? Non nascondo che fu uno dei primi pensieri che mi era venuto in testa e non facile da reprimere. Del resto, avrebbe avuto anche una motivazione...anche se certo non giusta....al mattino successivo incontrai un fantasma...una certa Mary Louise.......prima di vedere il fantasma però, ebbi il tempo di andare al solito posto e telefonare a Clarisse, visto che come detto alla villa non c'erano telefoni...
 
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