| ...una volta fatto tutto ciò, io e Lorent continuammo a fare il giro della maestosa villa e mi fece vedere altri reperti chiusi in teche in altre stanze. In totale la villa ne aveva 74. Non mi meravigliò per nulla, quando mi disse, che in quella maestosità ci viveva da solo con gli inservienti. Tenuto conto tutti i reperti Egizi che aveva, se avesse continuato a procurarsene, le stanze non sarebbero nemmeno bastate. Arrivò l'ora del pranzo e visto che a forza di ascoltare Lorent e camminare su e giù, mi era venuto un certo languorino, la cosa mi fece piuttosto piacere. Entrammo in una sala grandissima dove c'era un tavolo lungo circa un 7o 8 metri, apparecchiato per 2, quindi, per me e per lui. In mezzo al tavolo un candelabro d'ottone del periodo ottocentesco lo ornava. Arrivò il maggiordomo, che prese il candelabro e lo spostò su un mobile posto vicino al tavolo. La cosa che notai per prima, era che tutta la mobilia, era in legno pregiato, tutto lavorato a mano, dedussi subito che costava un occhio della testa. Arrivò poi la cameriera, la quale per prima cosa, si avvicinò con una bottiglia di vino a Lorent, gliene versò pochissimo, il quale, lo fece leggermente roteare nel bicchiere, poi lo annusò e quindi lo assaggiò delicatamente. Fece un cenno compiaciuto con la testa alla cameriera, la quale venne da me, mi versò il vino nel bicchiere, poi tornò da Lorent e lo servì. Dopo di chè, se ne andò di nuovo, e come sempre senza dire una parola. Fummo serviti di tutto punto e il pranzo fu regale davvero. Mangiammo una serie di pietanze condite da funghi, tartufi, erbe e spezie di vario genere, che davano ai piatti, un senso di grande esperienza culinaria, fino all'arrivo di...
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