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Avicenna

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view post Posted on 24/10/2014, 14:15     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Avicenna costringe a soffermarsi tra gli ermetisti orientali. Nacque nel 980 nei dintorni di Scivaz, piccola città persiana. Mostrò talento precoce nelle matematiche e nella più sublime filosofia. Come tutti gli adepti di quei tempi, praticò quella medicina che deriva direttamente dalla spargiria e dovette una desideratissima reputazione a numerose e sollecite cure. Fu detto Principe dei medici. Fu anche astronomo. Dante lo nomina nel IV canto dell'Inferno.

La sua fama crebbe maggiormente durante i viaggi che fece nell'Arabia e nella Siria, regioni che percorse da nomade. Alfine si stanziò a Ispahan, dove morì nel 1037 o 1057 (altri fonti dicono che morì nel 1073. Questa notizia è più attendibile).

Lasciò parecchie opere reputatissime, due delle quali sull'alchimia: il Tractatulus alchemiae e De conglutinatione lapidum. Sulla medicina lasciò i Libri quinque canonis medicinae.
 
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view post Posted on 31/10/2018, 23:11     +1   -1
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la nuova consapevolezza

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Abu Ali al-Husain ibn Abdallah ibn Sina, meglio conosciuto con il nome latino di Avicenna, nacque nel 980 dC a Kharmaithen (presso Bukhara), Asia Centrale (ora Uzbekistan). Conosciamo molti dettagli della sua vita grazie ad un’autobiografia, in seguito integrata da uno dei suoi studenti. Quest’opera non è un semplice racconto della sua vicenda biografica, ma è stata scritta piuttosto per illustrare la sua idea di verità ultima, ed è per questo necessario interpretarla con grande attenzione.

Il corso della vita di Avicenna è stato fortemente influenzato dal periodo di grande instabilità politica nel quale si è trovato a vivere. La dinastia Samanide, la prima sviluppatasi in Iran dopo la conquista degli Arabi Musulmani, controllava, dal 900 circa, la Transoxania ed il Khorasan. Bukhara era la capitale ed, insieme a Samarcanda, costituiva il centro culturale dell’impero. Verso la metà del X secolo, il potere dei Samanidi cominciò a declinare. Al tempo della nascita di Avicenna, Nuh ibn Mansur era il Sultano di Bukhara e combatteva per ottenere il controllo sul resto dell’impero.

Avicenna fu educato da suo padre, governatore di un villaggio in uno degli stati di Nuh ibn Mansur. La loro casa era punto d’incontro per gli uomini eruditi della zona. Certamente Avicenna era un bambino dalle notevoli qualità, con una memoria ed una capacità di apprendimento fuori dall’ordinario. All’età di 10 anni aveva già memorizzato il Qur’an e la maggior parte della poesia Araba che aveva letto. All’età di tredici anni intraprese gli studi di medicina, e già a sedici fu padrone della materia e cominciò a trattare con i pazienti. Studiò logica e metafisica, ricevendo utili indicazioni da parte di alcuni dei migliori maestri dei suoi giorni, ma proseguendo sostanzialmente i suoi studi in proprio. Nella sua autobiografia Avicenna dice di essere stato più o meno un autodidatta, ma ammette di avere ricevuto preziosi aiuti nei momenti cruciali della sua vita.

Fu la grande abilità in medicina a far crescere la sua reputazione nella zona, e ben presto il capo Samanide, Nuh ibn Mansur seppe di lui. Dopo che Avicenna lo ebbe curato da una malattia, come ricompensa, gli fu concesso di accedere alla Libreria Regale dei Samanidi, fatto significativo per il successivo sviluppo delle sue conoscenze in tutti i campi dello scibile.

Il sovrano Samanide Nuh ibn Mansur, nel tentativo di ampliare i suoi domini, aveva posto Sebǘktigin, un ex schiavo Turco a capo di Ghazna, e incaricato suo figlio Mahmud di governare il Khorasan. Ma i Turchi Qarakhanids, già in controllo della maggior parte della Transoxania, si unirono a Mahmud e si mossero per deporre i Samanidi. Dopo Khorasan, presero Bukhara nel 999. Seguì un periodo di cinque anni in cui i Samanidi tentarono di riconquistare il potere ma il tempo del loro regno era finito. Come raccontato:

Il destino collocò ibn Sina in uno dei periodi più tormentati della storia dell’Iran, quando nuovi elementi turchi si avviavano a rimpiazzare la dominazione Iraniana nell’Italia centrale e le dinastie iraniane locali cercavano di raggiungere l’indipendenza politica dal califfato di Abbasid a Baghdad (nel moderno Iran). [1]

La sconfitta dei Samanidi ed un altro evento traumatico, la morte di suo padre, cambiarono per sempre la vita di Avicenna. Senza il supporto di un patrono o di suo padre, cominciò a vagare per diverse città del Khorasan, lavorando come medico e come amministratore di giorno, mentre ogni notte riuniva intorno a sé i suoi studenti per discussioni filosofiche e scientifiche. Fu anche giurista a Gurganj, visse a Khwarazm, quindi fu maestro a Gurgan e successivamente amministratore a Rayy. A dispetto del suo caotico stile di vita continuò a produrre un insegnamento di altissima qualità…

il potere della concentrazione e del processo mentale in Ibn Sina fu tale che riuscì a continuare il suo lavoro intellettuale con rimarchevoli risultati e con grande continuità senza essere affatto influenzato da tutti gli elementi di disturbo esterni. [2]

Dopo questo periodo di vagabondaggio Avicenna arrivò a Hamadan nell’Iran centro-occidentale. Qui si stabilì per diventare il medico di corte. Il principe sovrano di Buyid, Shams ad-Dawlah, lo nominò per due volte Gran Visir. Ma la politica non era facile a quel tempo e Avicenna fu costretto a nascondersi dai suoi oppositori, e passò diverso tempo in carcere come prigioniero politico ma fuggì a Isafan, si travestì da Sufi e si unì al Ala al-Dwla [3]

Nel 1022, alla morte del Principe Buyid, decise di lasciare Hamadan e viaggiò fino ad Isfahan. Qui entrò alla corte del principe locale e passò gli ultimi giorni della sua vita in relativa pace. Completò la sua opera più grande, e scrisse anche molte altre opere di medicina, filosofia e lingua araba.

Durante la campagna militare, gli fu richiesto di accompagnare il suo patrono; ma nel corso di uno di questi viaggi si ammalò, e a dispetto dei tentativi di applicare la sua abilità medica a se stesso, morì di una misteriosa malattia, apparentemente una colica che non era stata curata adeguatamente; ma potrebbe anche essere stato avvelenato da uno dei suoi servi[4].

Si trovava a Hamadan, in Persia (ora Iran) ed era il giugno del 1037.

Avicenna scrisse circa 450 opere, delle quali circa 240 sono arrivate a noi. Di queste, 150 sono di filosofia mentre 40 sono dedicate alla medicina, i due campi cui contribuì in misura maggiore. Scrisse anche di matematica, psicologia, geologia, astronomia e logica.

Le due opere più importanti di Avicenna sono Il libro della Guarigione (Kitab-al-Shifa’) e Il Canone della Medicina.

Il libro della Guarigione è un’enciclopedia scientifica che copre la logica, le scienze naturali, la psicologia, la geometria, l’astronomia, l’aritmetica e la musica: una serie di dotte dissertazioni su argomenti scientifici disparati incentrati sul corpus aristotelico

Il Canone della Medicina è il più famoso libro singolo nella storia della medicina. In Medio Oriente e in Europa fu il testo di insegnamento e il compendio di scienza medica più diffuso: nel XII secolo fu tradotto in latino, nel 1491 in ebraico, nel 1593 apparve come il secondo testo mai stampato in arabo. A queste opere cominciò a lavorare quando si trovava a Hamadan.

Nella sua opera enciclopedica troviamo vaste trattazioni di argomento matematico, ispirate, non sembri strano, agli Elementi di Euclide. Si cimentò nelle dimostrazioni dei teoremi geometrici, ma la sua argomentazione non sembra avere lo stesso rigore scientifico di quella di Euclide. Ciononostante il suo contributo fu notevole ed imponente; come molti altri scienziati si soffermò a lungo sul quinto teorema di Euclide; trattò di linee, angoli, e piani, parallele, triangoli; costruzioni con regoli e compassi; algebra geometrica, proprietà dei circoli; proporzioni, senza trattare però i numeri irrazionali; proporzioni relative all’area dei poligoni; area dei cerchi; poligoni regolari; volume dei poliedri e delle sfere.

Avicenna considerava la musica uno dei tanti rami della matematica, e si dedicò in particolare allo studio degli intervalli di tono, alla ritmica, agli strumenti musicali. Alcuni esperti sostengono che il contributo dato da Avicenna allo studio della musica può per certi versi essere considerato superiore a quello di Pitagora.

Ad Isfahan ed Hamadan, si dedicò anche alle osservazioni astronomiche, e fece alcune corrette deduzioni. Per esempio osservò Venere come una macchia sulla superficie del Sole e correttamente arguì che dovesse trovarsi più vicina alla Terra che al Sole. Oltre a cimentarsi nella costruzione di strumenti per la determinazione delle coordinate di una stella, diede un ulteriore contributo all’astronomia con il suo tentativo di calcolare la differenza di longitudine tra Baghdad e Gurgan, mediante l’osservazione del transito meridiano della Luna a Gurgan. Correttamente dichiarò che la velocità della luce dovesse essere finita.

Fu comunque in ambito filosofico che Avicenna diede il massimo apporto. Discusse di ragione e di realtà, sostenendo che Dio è puro intelletto e che la conoscenza consiste nella comprensione di quanto è intelligibile. Per comprendere l’intelligibile sono necessari la ragione e la logica. E, avverte Avicenna :-

È importante raggiungere la conoscenza. La ricerca dell’intelligibile determina il destino dell’anima razionale nel futuro, ed è dunque cruciale per la vita umana. [5]

Nella sua ricerca combinò aristotelismo e neoplatonismo; come molti filosofi medievali, negò l’immortalità dello spirito individuale, l’interesse di Dio per gli individui e la creazione del mondo nel tempo: per questo divenne il bersaglio principale dell’attacco mosso a tale filosofia da teologi Sunniti come Al-Ghazali.

Avicenna formulò anche una teoria della conoscenza, descrivendo l’astrazione come la percezione dell’esistenza di un oggetto piuttosto che della concreta forma dell’oggetto stesso. In ambito metafisico esaminò l’esistenza. Considerava le teorie scientifiche e matematiche del mondo come cause ultime di Dio. I suoi scopi sono descritti come segue:-

tentò di integrare gli aspetti della scienza e della religione in una grande visione metafisica. Con questa visione tentò di spiegare la formazione dell’Universo cosi come di delucidare i problemi del male, della provvidenza, della profezia, dei miracoli; all’interno della sua trattazione cadono anche problemi relativi all’organizzazione dello stato in accordo con la legge religiosa e la questione del destino ultimo dell’uomo. [6]



[1] Enciclopedia Britannica.

[2] Ibidem

[3] Routledge Encyclopaedia of Philosophy, 1998

[4] Dictionary of scientific biography

[5] Routledge Encyclopaedia of Philosophy, 1998

[6] Dictionary of scientific biography

Fonte:esonet.org
 
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