Un Mondo Accanto

Sa Surbie

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view post Posted on 16/2/2015, 17:37     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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SA SURBILE, TRA STREGONERIA E SCIAMANESIMO



In alcuni processi si legge che tali donniciuole sotto forma di gatte entrano nelle case dove
giacciono i bambini. Talvolta dai genitori dei piccoli è stata tagliata via la zampa anteriore o posteriore, o è stato cavato l'occhio di tale gatta. Per lo stesso motivo, in seguito, in quella donniciuola che si riteneva fosse entrata sotto un simile aspetto in tale casa, veniva trovato un membro tagliato o a penzoloni, e di conseguenza tali cose non sono illusorie come viene ritenuto.

Il passo e tratto dal Lamiarium sive striarum opusculum uno dei tanti trattati inquisitori, l'autore è Girolamo Visconti, frate inquisitore della seconda metà del 1400. In Leggende e racconti popolari della Sardegna , viene riportato un racconto intitolato La nonna sùrbile. Tale racconto narra di una donna (sa sùrbile) che sotto forma di gatto, tenta di assalire un bambino, scoperta dai genitori del bimbo le viene amputata una zampa, l'indomani la menomazione
permette di riconoscere come colpevole, ovvero come sùrbile, la nonna del fanciullo.

La singolare somiglianza fra il racconto del Visconti e la tradizione sarda fa pensare ad un substrato comune, pur tenendo conto delle dovute discordanze temporali e spaziali, possiamo affermare che i due racconti si equivalgono.Sa sùrbileLa sùrbile è una donna capace di trasformarsi in gatto o in mosca, e un vampiro, prima della trasformazione si unge, non sempre è malvagia.

Sono quattro elementi: metamorfosi, vampirismo, unzione e non malvagità, evidenziati da Dolores Turchi, che fanno intravedere una connessione e una vicinanza con le figure di streghe del panorama europeo. Il racconto sardo è antico, nel 1895 la Deledda ne riporta la tradizione, ma ancora oggi se ne conserva il ricordo.

Antonangelo Liori ne dà una connotazione negativa molto accentuata. La peculiarità delle sùrbiles è quella di essere spiriti di donne morte di parto che per vendicarsi uccidono i bambini degli altri, mancano quelle caratteristiche di trasformazione e di unzione che invece la
Turchi ha messo in rilievo. Sempre la Turchi parla di un'altra figura di vampiro sardo, una figura tipica di Samugheo:

Sa coga



Anche questa si trasforma, non sempre è malvagia, succhia il sangue ai bambini e viene smascherata grazie alle ferite inferte durante la sua trasformazione e rimaste nel suo aspetto umano. Insomma la coga e la sùrbile hanno le stesse peculiarità, sembrano la stessa figura con due nomi diversi.Anche Liori tratteggia la figura della coga in modo da farla coincidere con le testimonianze della Turchi e della Deledda, attribuendogli le caratteristiche di metamorfosi e vampirismo della sùrbile, mantenendo però una connotazione fortemente negativa.L'etimologia di sùrbile non ci aiuta vista la sua profonda incertezza, ma l'etimologia di coga avvicina la figura sarda allo stereotipo della strega.

Coga da cocus



(cotto) o da coquu (cuoco) è un riferimento esplicito alla cottura delle erbe, una delle mansioni tradizionali delle streghe; ma non basta, accogare significa in alcune zone ubriacarsi, inebriarsi. Il riferimento Bacchico per accogare è
immediato, ma inebriarsi, raggiungere l'estasi, con il vino o con altre sostanze e tecniche, è tipico anche dello sciamanesimo.

La sùrbile



viene anche chiamata Pana (puerpera) o confusa essa, la cosa che risulta interessante non è che sia una donna morta di parto, ma piuttosto la differenza evidenziata in alcune zone fra pana e sùrbile: la prima infatti non succhia il sangue ma ruba i vestiti e poi li usa per avvolgere e lavare le ossa di un morto e l'utilizzo rituale delle
ossa è un richiamo chiaramente sciamanico.

In verità le panas sono donne che hanno alcune caratteristiche peculiari, ma i casi di sovrapposizione di queste figure dai nomi diversi: sùrbile, coga e pana dimostrano come quello che si tramanda è in realtà una figura unica di strega dai molteplici aspetti. Alle tre streghe citate se ne affianca un'altra chiamata Sisinia coga, pronunciando velocemente queste parole si capirà Sinagoga. L'etimologia di questi termini è illuminante: della parola coga conosciamo il significato, per quanto riguarda Sisinia, sappiamo che la radice sis ha spesso un'accezione negativa (sisasia sta per scarafaggio, e sisinare significa pavoneggiarsi).

Nella tradizione Sisinia coga è una strega dalla testa di gallo ed è un'indemoniata, caratteristiche (l'uccello e la possessione diabolica) che ritroveremo altrove.E' interessante
che questa strega sia associata alla sùrbile e, nel contempo, sia riconosciuta come colei che avrebbe costruito, con un maleficio, i chiodi della crocifissione di Cristo . Poter associare un simbolo dell'ebraismo (la Sinagoga), uno dell'antisemitismo (il deicidio) a questa strega indica palesemente come il tentativo cattolico di debellare tutto ciò che era diverso, precristiano e non governabile, fosse passato, anche in Sardegna, dall'antisemitismo alla caccia alle streghe.

Nonostante anche la Sardegna abbia subito la violenza inquisitoria, la demonizzazione della figura della strega è rimasta blanda. Le streghe sarde sono portatrici di valori arcaici, mantengono in se gli stereotipi stregoneschi negativi ma anche il ricordo di una tradizione più antica.

La stria sarda non e la cattiva per eccellenza, anzi la stessa Eleonora d'Arborea, figura mitica e positiva della cultura sarda, possiede molti aspetti stregoneschi. E' un dato rilevante che la
donna più importante del medioevo sardo fosse regina e strega allo stesso tempo, un sintomo di un'importanza della donna che altre zone d'Europa avevano già dimenticato.

Il Vampiro



Il vampirismo e l'infanticidio, comuni a molti i processi inquisitori, erano un modo di giustificare attività non gradite alla Chiesa. Le streghe sono le discendenti delle Strix latine, uccelli notturni assetati di sangue, sempre il mondo romano credeva che le anime dei morti si trasformassero in api, farfalle o uccelli e le donne capaci di trasformarsi in uccelli erano ugualmente chiamate Strix. Le figure mitiche latine si sovrappongono, le anime dei morti si confondono prima con le fate poi con le Strix.

Il passo successivo nel medioevo e di considerare chiunque abbia il contatto con il mondo dei morti, streghe e quindi vampiri . Ricordiamo solo che la tradizione vuole che i vampiri siano non morti, morti viventi, capaci di mutarsi in animali, di volare, rinascere dal proprio corpo, tutte caratteristiche comuni alla strega e allo sciamano.

Il vampirismo, non riesce a nascondere una realtà in cui la morte reale e la morte simbolica si confondevano, in cui il passaggio da uno stadio all'altro della vita avveniva sempre attraverso la morte rituale, ma anzi ne è la stessa dimostrazione.

Morte e rigenerazione



La strega cattiva è una sovrapposizione al tema arcaico della morte e della rigenerazione. Al di fuori della Chiesa il tema del morire e rinascere diviene eretico ed è probabilmente in questo contesto che vengono elaborati i racconti sulla sùrbile. La sùrbile è una strega, secondo i canoni inquisitori, la sua metamorfosi è palesemente eretica così come dice il Canon Episcopi, perciò,
chiunque crede possibile che una creatura possa cambiare in meglio o in peggio, o assumere aspetti o sembianze diverse per opera di qualcuno che non sia il Creatore stesso che ha fatto tutte le cose per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte, è indubbiamente un infedele e peggiore di un pagano In un racconto citato dalla Turchi dal titolo.

La sùrbile imprigionata, la sùrbile (sotto forma di mosca?) viene chiusa in un recipiente per lungo tempo e questo permette di scoprire la strega morta, quando inavvertitamente la mosca-surbile viene liberata, la strega rinasce. In Sardegna il Carnevale, Carrasecare, presenta una sorprendente continuità con i riti Dionisiaci e pre Dionisiaci della fertilità, della morte e della rigenerazione ed anche in questo caso il mito della trasformazione, il mito del mascheramento
tornano nelle sembianze della sùrbile, una donna si trasforma, per fare del male, ma si trasforma.

Il volo



L'elemento distintivo con le figure dionisiache sarde, dal Mamuthones a tutte le altre, sta nel volo, nell'uscita di un entità dal corpo, elemento distintivo dalla tradizione sarda e unificante con la realtà italiana e in generale indoeuropea.

Alcune donne depravate, sviate da illusioni e seduzioni diaboliche, credono e affermano di cavalcare la notte al seguito di Diana, dea dei pagani, o di Erodiade, e di una innumerevole moltitudine di donne, e attraversare larghi spazi di terre... , anche la sùrbile vola di notte, certo vola da sola ma sappiamo che il Sabba come convegno delle streghe è un'invenzione dell'Inquisizione, ed in Sardegna i miti legati a Diana o Cibele o alla più antica Dea madre sono ancora vivi e forse è inutile collegarli anche ad una figura come la sùrbile.

La trasformazione in animali: la mosca ed il gatto, l'animale delle streghe per eccellenza, potrebbero essere, nel nostro caso, tranquillamente un topo, un serpente, un uccello ovvero uno qualsiasi degli animali della tradizione sciamanica .Il volo è magico per eccellenza, e comune alle streghe, ai fachiri, agli yogi, agli sciamani, ai santi, è il modo più semplice per raggiungere qualcosa, per andare altrove.

L'utilizzo di animali è dovuto all'esigenza che l'anima venga trasportata, gli animali, i volatili in particolare sono psicopompi; la loro funzione è di aiutare lo spirito ad uscire, aiutare a morire.

Predestinazione



Cosa ha in comune la sùrbile con lo sciamano? Apparentemente solo la trasformazione e l'abbandono del proprio corpo umano, ma a ben guardare le similitudini non finiscono qui. Eliade dà dello sciamano una immagine di prescelto , così come i Benandanti
friulani, i Tatlos ungheresi erano sempre prescelti, nati con la camicia, con sei dita etc. La nostra sùrbile è spesso una donna che si comporta in modo strano, ha qualcosa di fisicamente diverso, questo può indicare una condizione di privilegio per quanto riguarda le arti magiche, uno stato di predestinata.Una certa ineluttabilità della condizione di mutante compare anche nella vergogna e nella soddisfazione che traspare ad essere scoperti.

Nella testimonianza citata all'inizio, la nonna sùrbile esclama dopo essere stata scoperta "mi ch'as bogau de pena" mi hai liberato dalla pena, come se non si trattasse di una scelta ma di una dolorosa condizione. La condizione dolorosa è possibile che sia frutto di una influenza inquisitoria rispetto ad un mito precristiano di trasformazione, che sia il tentativo della religione di trasformare la strega in demonio o meglio ancora in indemoniata.

Nel racconto La vendetta della surbile la morte del bambino appare come la giusta riparazione ad un torto ricevuto, questo porta a credere che le azioni della sùrbile siano state in un qualche momento riparatrici, volte a ristabilire un ordine naturale più che a sconvolgerlo.

Iniziazione



L'iniziazione è una delle caratteristiche dello sciamanismo, per la sùrbile non si può parlare di iniziazione. Eppure nelle testimonianze raccolte dalla Turchi quella intitolata La sùrbile colta in fallo, presenta un aspetto interessante: una delle vittime della stregasciamano si trasforma anch'egli in sùrbile per riparare al torto subito.La prima cosa che si nota è che chiunque possa diventare sùrbile, attraverso un rito, in questo caso l'unzione ed una formula, la seconda cosa è che il viaggio iniziatico non è affatto spiacevole ma l'iniziato si rammarica della sua brevità, terzo è un uomo a diventare sùrbile-sciamano.

Una delle principali vie di reclutamento per gli sciamani è, secondo Eliade, la vocazione spontanea, un tipo di sciamano considerato meno potente di quello prescelto. Nel caso del racconto citato il sùrbile è privo di una delle sue caratteristiche principali: quella di essere vampiro, è un sùrbile a metà.

La morte, la trasformazione ed il volo fanno parte delle azioni che iniziano lo sciamano. Lo stato di morte in cui la sùrbile si trova è molto simile allo stato dei Beneandanti o degli sciamani siberiani quando fanno il loro viaggio, Ginzburg ad esempio riporta come i Beneandanti temessero di non poter più tornare in vita e pregassero le mogli assistenti di lasciare loro la bocca sempre nella stessa posizione per permettere al sorzetto di poter rientrare nel corpo.

Così, anche la strega del racconto La surbile imprigionata , torna in vita quando la sùrbile rientra nel suo corpo. Le affinità fra il demone sardo e lo sciamano sono anche altre.

Smembramento



Marginalmente si può intravedere lo smembramento iniziatico in due momenti. La presenza delle ossa e del loro lavaggio , risulta anomala ma mantiene quella che è la caratteristica primaria dello sciamanismo, quello che Eliade chiama contemplazione del proprio scheletro , non c'e nessuna rinascita da quelle ossa, ma è perlomeno una curiosa coincidenza che proprio questa figura di morta e rinata abbia in mano delle ossa avvolte in indumenti.

Nello sciamanismo eurasiatico le ossa sono avvolte in pelli di animali e non in vesti di bimbo, eppure questa non mi sembra una differenza tale da escludere a priori la possibilità che si tratti di una reminiscenza di un rito di smembramento iniziatico.

D'altra parte il carnevale sardo è ricco di riti di rinascita e ad esempio quello di Bosa ne mantiene uno in cui lo smembramento è palese , questo porta a pensare che il mito non sia affatto estraneo alla cultura sarda.

Ginzburg ritrova il motivo mitico della raccolta delle ossa in gran parte del continente Eurasiatico, compresa la Sardegna, e, sempre, questo mito è ricollegato alla resurrezione del corpo. Il secondo momento è quello della menomazione, subita anche dalla surbile, che si ritrova fra le prove iniziatiche che lo sciamano deve sopportare, si tratta appunto di
menomazioni di arti o parti di essi, ferite inferte con oggetti arroventati, proprio come la sùrbile privata di un occhio da uno spiedo arroventato o quella privata di una mano.

Il tema della menomazione che serve ai comuni mortali a riconoscere la sùrbile è ricorrente in quasi tutti i resoconti esaminati quindi, in termini negativi, la mancanza di una parte del proprio corpo serviva per riconoscere le sùrbiles.La battaglia sciamanicaNel racconto La sùrbile colta in fallo vi sono due sùrbiles, due sciamani che si combattono, quello buono vince, la cattiva perde.

E' difficile pensare ad una casualità, è un racconto anomalo, ma questo può indicare una resistenza di un mito più antico. D'altronde la sùrbile viene spesso scoperta e sconfitta, e chi la riconosce viene definita una che se ne intende di malefici, una donna con poteri magici.

In particolare nella storia La sùrbile punita, la sùrbile viene scoperta e punita da una donna evidentemente strega, che, grazie alle arti magiche, la bastona a distanza. La battaglia sciamanica, il combattere in estasi, è uno scontro fra stregoni buoni e stregoni cattivi, la sùrbile è la strega cattiva, l'altra donna è quella buona.

Dopo l'estasi gli sciamani, ad esempio i tatlos ungheresi, riportano spesso i segni della battaglia, tornano con ematomi ed a volte anche con menomazioni più gravi, così la sùrbile tutte le volte che viene scoperta riporta i segni della sconfitta anche nel suo aspetto umano.

Il rito della fertilità, i benandants e i malandants, non sono ritrovabili nella tradizione sarda, ma sembra che almeno l'atto del combattere sia rimasto.L'unzione...Tali donne affermano di uscire dalle case attraverso il camino, su un bastone cosparso di unguento.Girolamo Visconti, frate inquisitore, nel gia citato Lamiarium sive striarum opusculum parla del famoso bastone delle streghe e dell'arcinoto unguento. Il tema dell'unzione del bastone è uno degli stereotipi stregheschi, la letteratura inquisitoria, così come i processi, sono pieni di bastoni unti.

La sùrbile è l'unica figura di strega sarda che si unge e spesso abbina all'unzione una formula, un indizio importante per comprendere la storia delle tradizioni sarde.

La strega umbra Matteuccia di Francesco prima di volare in groppa ad un caprone usa
questa formula:Unguento, unguento, mandame ala noce de Benevento, supra acqua et supra ad vento, et supra ad omne maltempo questo ricorda come l'uso abbinato di parola e unguento fosse comune a tutta la stregoneria e non solo a quella sarda.

L'ungersi precede sempre il volo e la trasformazione. I Beneandanti usano un
unguento a base di sostanze allucinogene, tale pozione aiuterà gli stregoni a raggiungere l'estasi. Proprio come fanno le sùrbiles, si ungono fronte e mento e poi avviene la trasformazione.Certo non sempre viene usato un unguento per volare, ma il fatto che, seppure raramente, sia rimasta testimonianza di questo uso fa immaginare un utilizzo più comune
delle sostanze psicotrope nella stregoneria sarda.

Un fattore di difficoltà sta nella diffidenza delle informatrici a svelare i segreti della magia, questo indica che ancora oggi è vivo il desiderio di preservare tali ricette. La letteratura sul tema è scarsa o inesistente e questo ostacola ancor di più la ricerca.

Mandragora, Giusquiamo, Belladonna, DaturaL'unguento delle streghe era un olio o un grasso in cui venivano amalgamate alcune solanacee, famiglia di piante che comprende: Mandragora, Giusquiamo, Belladonna, Datura . Le ricette sono numerose ed hanno alcune costanti, ne cito ad esempio una riportata da Francis Bacon: Si dice che l'unguento usato dalle streghe sia fatto con grasso di bambini morti e poi esumati, dal succo di Lactuca sericola oppure virosa, di Euforbia, di Potentilla anserina mescolati a farina di grano fine, io però penso che siano medicinali soporiferi con i quali si preparano questi unguenti come Giusquiamo, Cicuta,
Mandragora, Solanacee, Tabacco, Oppio, foglie di Zafferano, foglie di Pioppo...

Quale è l'uso che si faceva di queste piante e perchè sono sempre collegate alle streghe? Queste piante sono considerate delirogeni, ovvero piante capaci di provocare uno stato di delirio molto profondo, causato dai loro componenti tropanici , il loro uso nella farmacopea è
antichissimo.La Genesi (30: 16-17) parla della mandragora per i suoi poteri fecondativi, il moly omerico, l'erba della maga Circe, era mandragora (Omero, Odissea, X 393-399), il giusquiamo era anticamente chiamato pythonion o apollinaris, indicando un rapporto stretto con Apollo e l'oracolo di Delfi .Tutto questo indica una profonda conoscenza di queste piante e dei loro effetti.

Il collegamento con le streghe è dovuto al fatto che esse erano nel Medioevo le uniche depositarie delle conoscenze della farmacopea tradizionale, la medicina maschile era filosofia e ben poco sapeva delle virtù terapeutiche delle piante.Ipotesi psichedelicaLa sùrbile usa un unguento probabilmente a base d'olio di bacche di ginepro, ma null'altro sappiamo delle piante che componevano quest'olio.

Grazia Deledda, inavvertitamente ci aiuta citando fra le piante della farmacopea tradizionale nuorese il giusquiamo , e l'unica notizia che ho potuto trovare riguardo ad uso medico delle solanacee. Un altro indizio arriva da Armatore Cossu che nomina fra le piante sarde
anche la mandragora, ciò significa che almeno due delle piante che servivano per gli unguenti delle streghe erano presenti e conosciute nell'isola.La sùrbile si unge con sostanze allucinogene? Non possiamo saperlo per certo ma non trovo altra spiegazione all'atto dell'ungersi se non quello di assimilare una sostanza allucinogena. La pomata o l'olio è
inoltre il modo caratteristico dell'assunzione streghesca di queste piante. Una spiegazione può essere data dall'alta tossicità della Mandragora, del Giusquiamo, della Belladonna e della Datura.

La dose per avere effetti deliranti e quella letale sono pericolosamente vicine , questo può aver indotto le erbarie a trovare una soluzione alternativa all'ingestione. L'assorbimento attraverso l'apparato digerente è lungo e difficilmente controllabile, la dose deve essere precisa perchè
una volta metabolizzata nulla si può fare se non aspettare la conclusione dell'effetto.

Un'assunzione effettuata attraverso la pelle permette al soggetto di dosare più gradatamente l'allucinogeno, ed eventualmente di bloccare in tempo un'eventuale intossicazione.Non si deve dimenticare che lo stato di denutrizione cronico, in cui fino al secolo scorso vivevano le popolazioni contadine e pastorali, poteva favorire l'assimilazione delle droghe, quindi l'effetto ed il rischio erano proporzionalmente più alti.

Transe e sùrbileAlla luce delle osservazioni fin qui fatte, si può rischiare una interpretazione del fenomeno della sùrbile in chiave psicologica. Georges Lapassade inserisce l'esperienza
sciamanica in quelle che chiama transe, di conseguenza, per le affinità fra la sùrbile e lo sciamano, nulla ci impedisce di fare il passaggio logico di considerare la sùrbile una manifestazione di transe ritualizzata. In modo particolare due sono gli aspetti che interessano la sùrbile: la morte apparente e il volo.

Morte apparenteLa morte apparente è la caratteristica della cosidetta Transe letargica o catalettica , uno stato modificato di coscienza (SMC) in cui il soggetto, nel nostro caso la sùrbile, ha le funzioni vitali ridotte al minimo e perde ogni percezione della realtà circostante.

Questo stato è molto pericoloso perchè spesso porta a quella che viene chiamata Esperienza di Prossimità con la Morte (EPM), ovvero quella condizione che più comunemente conosciamo per i soggetti che si sono trovati in coma o in altre esperienze di "confine".Per la strega sarda si può parlare di EPM perchè dai racconti che ho citato precedentemente si comprende che
la morte della sùrbile non è considerata apparente ma reale, una condizione quindi paragonabile al coma. Inoltre l'uso delle erbe del diavolo (mandragora, belladonna, giusquiamo, datura) può realmente portare alla morte e questo accentua
il valore culturale della morte e della rinascita della strega-sciamana.

La connessione fra l'EPM e l'iniziazione sciamanica sta nella morte e nella successiva rinascita ad una nuova vita.L'aspirante sciamano passa da uno stato di malato (malattia iniziatica) a quello di morto, nella condizione di morte (transe letargica) avviene la chiamata da parte
degli antenati o di altri esseri sovrannaturali ed infine la rinascita nella nuova veste di sciamano.

Manca alla sùrbile, nella sua presunta morte iniziatica, la rinascita positiva, l'accettazione della sua condizione e del suo potere; sembra quasi che la tradizione sarda abbia dimenticato la seconda parte della storia: dopo la morte la sùrbile diviene sciamana e assume
una posizione ben precisa nella società. La sùrbile sembra destinata ad una perenne iniziazione.Per la teoria psichiatrica la transe sciamanica è uno stato dissociativo in cui il soggetto ha in se due personalita.

Nel caso sardo queste due personalità sono in contrasto, mentre nello sciamanesimo proprio la morte iniziatica e la rinascita come sciamano sono la soluzione positiva del rapporto.Fuori dal corpoIl volo è una delle condizioni che Lapassade chiama Transe esomatica ovvero Esperienza fuori dal corpo (EFC). L'uscita dal corpo è il primo criterio per distinguere gli sciamani da tutta una serie di personaggi della medicina popolare con cui sono spesso confusi. Infatti solo gli sciamani sono in grado di avere un SMC di questo tipo, un esperienza che li accomuna e li confonde ai mistici per la capacità di andare in estasi, di essere ek-stasis, al di fuori, altrove. La sùrbile si ritrova sicuramente fuori dal suo corpo, così come è capace di volare.

La sùrbile è in possesso di quelle caratteristiche psicologiche che la farebbero sciamana, ma anche nel caso del volo, la figura sarda manca di una dimensione psichica a tutto tondo.Al confineLa surbile non applica le capacità dissociative ad alcuno dei fini dello sciamano, sembra una figura di confine fra un presunto sciamanesimo sardo ed una strega dello stereotipo tardo inquisitorio.

La possessione diabolica, o transe di possessione , non interviene a cambiare definitivamente lo stato di sciamano in quello di posseduto, la sùrbile non e una indemoniata, ma non è neanche una sciamana.

Dal punto di vista psichico si comporta come una sciamana e si sente in colpa come una indemoniata.

In definitiva la sùrbile non riesce a dare una collocazione chiara alle sue transe. Una figura affascinante capace di suscitare nello stesso tempo paura e curiosità, di essere malvagia ma anche riparatrice di torti. Nelle fonti, certo, l'aspetto malefico e il più presente ma la sua natura antica di personaggio positivo non riesce a scomparire dietro il paravento culturale dell'infanticidio e del vampirismo.

Conclusione



La sùrbile e una strega, una sciamana, un'erbaria o una pazza? Cos'era la stregoneria in Sardegna, esisteva una forma di sciamanismo, la conoscenza delle piante serviva solo per curare o anche per "volare"? Tutte queste domande hanno avuto un'azzardata ipotesi di risposta, anche se credo che ulteriori ricerche e raffronti fra altri miti ed altre culture possano riservare altrettante sorprese.
 
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