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Il focolare più antico del mondo

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view post Posted on 17/2/2017, 20:43     +1   -1
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Vampiro di dracula

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L’Homo erectus era in grado di controllare il fuoco già un milione di anni fa. All’interno dei sedimenti che compongono lo strato 10 della grotta di Wonderwerk, in Sudafrica, un team internazionale di ricercatori ha infatti riconosciuto microscopici resti di cenere di erbe, foglie e ramoscelli, associati a frammenti di ossa bruciate e a pietre alterate dal fuoco: lo rivela un nuovo studio pubblicato sulla rivista PNAS.



Grazie alla tecnica della microspettroscopia all’infrarosso, Francesco Berna, il ricercatore italiano della Boston University che ha condotto le analisi insieme a Paul Goldeberg, docente nello stesso ateneo, ha potuto identificare con certezza ossa combuste a temperature comprese tra i 400 e i 700 gradi.

“I risultati ottenuti mi hanno completamente stupito”, racconta Berna. “All’inizio eravamo andati lì quasi con l’idea di chiudere la diatriba aperta da Beumont, il primo archeologo che ha scavato a Wondewerk tra gli anni Ottanta e Novanta, il quale sosteneva che ci fossero dei focolari. Ed effettivamente abbiamo dimostrato che quelli che lui considerava focolari sono in realtà dei livelli di crollo di dolomite alterata. Ma in altri strati le ossa analizzate all’infrarosso sono apparse bruciate, e allora abbiamo cominciato a cercare dove fossero le ceneri e le abbiamo trovate in livelli che a occhio nudo apparivano insospettabili”.

Focolari fantasma

Gli antichi focolari di Wondewerk sono infatti praticamente invisibili a occhio nudo. Ma grazie alla tecnica utilizzata da Berna, la microspettroscopia all’infrarosso, sono invece apparse evidenti le prove della combustione.

I materiali sottoposti ad alte temperature, come ossa o vegetali, subiscono delle modificazioni chimiche permanenti che vengono riconosciute come una sorta di “firma” dallo spettroscopio all’infrarosso.

Nel corso della ricerca, Berna ha esaminato alcune sezioni sottili di suolo provenienti dal livello 10 della grotta. Queste particolari sezioni, spesse pochi millesimi di millimetro, si ottengono tagliando dei blocchetti di suolo prelevati sul campo: una volta impregnati in resine speciali questi blocchi diventano duri come la roccia e possono così essere tagliati in lamine sottilissime che vengono osservate al microscopio.

Il primo fuoco

Fino a ora i focolari più antichi erano quelli scoperti a Gesher Benot Ya’akov in Israele, risalenti a circa 700 mila anni fa. Anche a Swartkrans, in Sudafrica, furono ritrovati materiali combusti, datati a un milione di anni fa, ma in entrambi i casi, trattandosi di siti all’aperto non si è mai potuta escludere del tutto l’azione di incendi naturali.

Invece, l’ottimo stato di conservazione dei materiali di Wonderwerk, che provengono da una zona interna della grotta, permette di escludere anche l’eventualità di un trasporto da parte di altri agenti naturali: “Il materiale è troppo grande, angolare e ben conservato per essere stato trasportato da acqua o vento all’interno della grotta. Addirittura alcune ossa scaldate hanno ancora attaccato del sedimento, che si è rivelato essere combusto anch’esso. Inoltre, le pietre sottoposte al calore si alterano in un modo particolare e da esse si staccano dei frammenti dalla tipica forma a coperchio: alcuni di questi sono stati ritrovati in corso di scavo e rimontati sulla pietra dalla quale si sono staccati, dimostrando una combustione in situ”.

Le analisi condotte dai ricercatori dimostrano quindi che un milione di anni fa, nella grotta di Wonderwerk, i nostri antenati erano in grado di controllare dei focolari, che forse servivano per cuocere il cibo. Berna spiega infatti che “le evidenze in nostro possesso sono compatibili con una serie di piccoli fuochi da campo che raggiungevano temperature di circa 500-600 gradi, e la quantità di ossa bruciate fa pensare che potessero essere cucinate. Non abbiamo ancora escluso però la possibilità che le ossa venissero gettate nel fuoco una volta consumata la carne cruda”.

Homo erectus cuoco provetto?

La capacità di accendere e controllare un fuoco è considerata una tappa fondamentale nell’evoluzione umana, non solo dal punto di vista culturale e comportamentale, ma anche biologico.

Secondo l’ipotesi formulata dal primatologo Richard Wrangham, Homo erectus era adattato a una dieta basata, almeno in parte, su cibo cotto, e il consumo di carne cucinata “gli avrebbe fornito un vantaggio evolutivo enorme rispetto agli altri ominidi”, spiega Berna.

Questa ipotesi è però ancora molto discussa, visto che fino ad ora non esistevano prove certe di uso controllato del fuoco così antiche: le evidenze archeologiche iniziano infatti ad essere costanti solo in contesti più recenti, a partire circa da 400 mila anni fa, cioè con la comparsa dei Neanderthal e dei primi uomini moderni.

Così, per sostenere che i focolari di Wonderwerk venissero usati effettivamente anche per cuocere la carne saranno necessarie ulteriori analisi, aggiunge Berna: “Adesso vogliamo cercare di ottenere le prova della cottura da studi più approfonditi sulle ossa e dall’analisi dai residui organici nei sedimenti”.
 
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