Un Mondo Accanto

Una sera mi trovavo...

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view post Posted on 14/2/2009, 01:55     +1   -1
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Vampiro di dracula

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...a casa completamente solo. Inverno 1984. Sono uno a cui il buio non fa nessun effetto, ma quella sera c'era un qualcosa nell'aria che non mi faceva stare rilassato come in altre occasioni. Avevo cominciato a scivere l'ennesimo mio racconto sui vampiri. Ero uno scrittore da poco, collaboravo con una casa editrice di************che pagava poco i miei racconti, ma era l'unica che mi aveva dato un pò di fiducia. Pensavo di poter realizzare i miei sogni un giorno col mio lavoro, ma nonostante mi impegnassi molto, e cercassi nella mia mente idee sempre nuove, non riuscivo ad arrivare. Come dicevo, quella notte la mia mente sembrava bloccata. Non capivo perchè, ma mi sentivo come se dovesse succedere qualcosa. Scrivevo sempre solo la notte, perchè la notte la mia mente era solitamente più reattiva e fervida. Abitavo in un piccolo appartamento in fondo alla via**********. Una piccola casetta con poco spazio, ma per la mia vita era sufficiente. Del resto, con quello che guadagnavo non è che mi potessi permettere altro. Nell'appartamento vicino al mio non c'era nessuno, perchè il proprietario aveva mandato via un inquilino il mese prima per inadempienza contrattuale. Tirava un vento forte quella notte, e le imposte delle finestre sbattevano violentemente. Fui costretto ad aprire le finestre, sporgermi e chiudere le imposte. Mentre mi sporgevo, notai fuori oltre la strada che divideva la mia casa da un giardino, un ombra che sembrava fissare la mia casa. Fu l'impressione di un attimo, gurdai fuori con più cura nello stesso punto, ma non notai più l'ombra. Non feci tempo a chiudere le finestre, che suonarono alla porta. Guardai l'orologio stupito...erano quasi le 2. Andai ad aprire, e davanti alla porta, vidi un uomo che mi fissava senza mostrare il minimo imbarazzo. "Buonasera, serve qualcosa?" domandai. L'uomo senza dire una parola entrò in casa, e si mise a sedere davanti al piccolo caminetto che stava nella mia piccola cucina. Si tolse il cappello che appoggiò con molta naturalezza sul tavolo, mi guardò e mi disse: "Le dispiace sedersi con me?". Mi sedetti, e questa volta fui io che non mi feci scappare una sola parola. Chi era? Pareva che conoscesse bene la casa, infatti appena entrato si diresse immediatamente in cucina senza nemmeno guardasi attorno, come se conoscesse perfettamente tutto quello che lo circondava. I suoi occhi erano fermi fissi sulla macchina da scrivere. Non guardandomi mi chiese: "Lei è uno scrittore vero?" risposi di si. "bene" fece lui, "allora io adesso racconterò, e lei scriverà". Lo guardai con titubanza ma mi disse: "E' pronto?" mi alzai, andai verso la macchina da scrivere, mi sedetti, infilai la carta e aspettai senza alzare gli occhi, e lui cominciò...
 
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view post Posted on 25/2/2009, 00:17     +1   -1
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...tu non sai chi sono io" mi disse con un tono quasi di superficialità, "non mi pare di conoscerla" risposi guardandolo senza abbassare gli occhi. -Vuoi conoscere la mia storia?- risposi di si, ma lo feci più che altro per non contraddirlo, più che per l'interesse che cercava di risvegliare in me. -Io sono un vampiro- alzai lo sguardo dalla macchina da scrivere e gli chiesi se mi stava prendendo in giro. Era serio, terribilmente serio. Cominciai a battere i tasti della macchina con la bramosia di un ragazzino che stava per scoprire una cosa importante della sua vita. mentre parlava mi accorgevo che continuavo a scrivere con una velocità folle, non avevo mai scritto con una tale velocità. Una pagina dopo l'altra, senza fiato, e senza alzare mai lo sguardo. Dopo aver scritto la 17esima pagina si interrupope e mi disse che la sera dopo mi sarebbe venuto a prendere, e sarei dovuto andare con lui. Dove, gli chiesi, ma non mi rispose; se ne andò dicendomi che la sera dopo sarebbe venuto alla stessa ora. Usci dalla porta e dopo qualche secondo non lo vidi più. Andai a dormire, ma non riuscì a farlo, lessi e rilessi quegli scritti, e più leggevo quella storia e più mi convincevo che quel tipo esisteva veramente. Arrivò la sera dopo...
 
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view post Posted on 23/3/2009, 12:02     +1   -1
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...ma lui non arrivò, e io capii che il tutto era stata l'idea di un burlone che aveva avuto la brillante idea di prendermi in giro. C'erano però alcune cose che mi avevano colpito: perchè conosceva bene la mia casa? Come sapeva che ero uno scrittore? Ricominciai a sfogliare quelle pagine scritte la sera prima quasi con rabbia. Si, ero arrabbiato della sua presa in giro; e poi...siccome che avevo pochi problemi...a partire dall'affitto, ci mancavano pure quelli che prendessero in giro il mio lavoro. Ma del resto me lo ero cercato; mio padre e mia madre in più di una occasione mi avevano detto di lasciar perdere quel lavoro, perchè avrei corso il rischio di morire di fame, ma io no, io sono testardo, e allora avanti a scrivere. Leggevo quelle pagine ponendomi una domanda: e se lo traformassi in romanzo? Era bello il racconto, forse un pò troppo crudo e non leggibile per tutti, ma bello. E così feci, lo cominciai a traformare in un romanzo. Presi i primi appunti, e non mi accorsi le le 6 di mattina avevo fatto. Andai a letto con la frenesia di aver trovato qualcosa di nuovo, che era da completare questo è certo, ma nuovo e per certi versi incredibile. Fondamentalmente ringraziai il burlone e abbozzai un sorrisetto. Aprii il frigorifero, bevvi un bel bicchiere di latte e a nanna. Mi sveglia che erano le 14 con una certa fame e sete, ma soprattutto sete. Uscii di casa e ritornai verso le 17.30 pronto e lucidissimo per cominciare a scrivere quello che secondo me poteva essere il nuovo. Lo intitolai semplicemente "il vampiro". E scrissi, scrissi talmente tanto e talmente velocemente che a quasi fine nottata mi dolevano le mani. Erano quasi le 2...
 
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view post Posted on 25/3/2009, 00:30     +1   -1
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...e proprio quando la notte più buia comincia e la mia lucidità aumenta, suonano al campanello. Mi alzo col cuore in gola, pensando che se fosse stato ancora lui, non avrei saputo cosa fare, se farlo entrare dandogli la mano, oppure mettergli le mani addosso per la presunta (da me) presa in giro. Andai alla porta, aprii e sull'uscio vidi di nuovo quell'uomo; si tolse il cappello e mi chiese se poteva entrare. Non gli risposi, ma mi scostai dalla porta senza far cenni, e lui passò, camminando nel suo modo molto lento fino ad una sedia della cucina. Vi si sedette sopra e mi chiese: "sei pronto per ricominciare a scrivere?" Quasi come un automa, tolsi il foglio di carta che c'era e ne infilai uno nuovo. Lui parlava, io lo seguivo con una attenzione meticolosa, per non farmi scappare nemmeno una parola. Rimase li a raccontare fino quasi alle 5, poi ad un tratto guardò fuori e disse: "ora devo andare, io come sai sono un vampiro, e noi non possiamo stare alla luce del sole, ne va della nostra vita". Se ne andò lemme lemme come sempre, gli aprii la porta, ma non ebbi il coraggio di chiedergli nulla. Lui si voltò un attimo, mi guardò fisso negli occhi e mi disse: "tranquillo tornerò, altrimenti come lo finisci il tuo romanzo?" Questa battuta mi colpì. Lo guardai mentre se ne andava attraverso il giardino; dopo qualche metro non lo vidi più, eppure era una notte chiara, e si vedevano i lampioni del giardino, a oltre cento metri di distanza. Rientrai in casa. Come faceva a sapere del mio romanzo? Mi ripromisi che la volta successiva che sarebbe tornato gli avrei fatto le domande che ritenevo importanti...ma in fondo...chi era? io sono una persona quadrata, e so bene che i vampiri non esistono, ma...
 
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view post Posted on 23/4/2009, 01:28     +1   -1
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..il tutto aveva un alone di quel mistero che mi faceva vedere le cose un pò distorte. Me ne andai a dormire, e dormii profondamente. Al solito mi alzai verso le 12. Più o meno è il mio orario. Colazione abbondante di solo latte, e sotto alla macchina da scrivere a lavorare. Ero entusiasta di quel lavoro, ma più andavo avanti e più mi uscivano cose nuove, e pur scrivendo come un ossesso, sembrava che ad ogni pagina ne dovesse nascere una nuova. Non volevo finirlo. Non sapevo nemmeno quante pagine avevo scritto, non le avevo mai contate, ma continuavo a scrivere. Passarono 3 notti senza che si fece vedere quell'uomo, e pensai che non sarebbe più venuto, invece alla quarta notte...suonò il campanello. Mi alzai di scatto perchè sapevo che era lui, lo sapevo e mi affrettai. Arrivai alla porta, aprii e invece vi trovai un signore che mi disse: "questo biglietto è per lei, me lo ha dato un signore per lei". Senza più guardarmi se ne andò quasi correndo. Lessi il biglietto in preda ad una frenesia che non conoscevo; recava questa parole: "tu sai dove è il cimitero, raggiungimi li, ho qualcosa da dirti". Presi il cappotto pesante e uscii. Il cimitero distava circa 2 km da casa mia, quindi presi la macchina per fare prima. Mi accorsi per un attimo che doveva essere piuttosto tardi, guardai l'orologio, erano le 3.20. Alle 3.30 arrivai al cimitero. Il posto era situato su una collinetta, e non è che fosse appariscente ma un pò internato, il che lo rendeva ancora più cupo. Aprii il cancello, e vidi la sua ombra vicino ad una tomba, mi fermai perchè sembrava che stesse pregando. Mi disse con voce fioca: "vieni avanti, vieni vicino a me", e io mi avvicinai, in silenzio, quasi per non disturbarlo. Ma il mio camminare sulla ghiaia era sinonimo di rumore. Arrivai vicino a lui, mi fece un cenno come per dire: "guarda li", e io guardai...
 
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view post Posted on 1/5/2009, 18:33     +1   -1
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...su quella lapide c'era un nome, Rudolph De Cortenaux, nato il 17 ottobre 1781, morto il 29 gennaio 1847. Letto il nome e la data alzai la testa e lo guardai: "chi è?" gli chiesi. E lui quasi stizzito per la domanda ricevuta: "come chi è? Sono io". A quel punto pensai che la presa in giro fu totale e mi arrabbiai con lui. Quasi gridando gli dissi che doveva finirla. Ma lui non si scostò da quella posizione e con una frase gelida come il marmo di quelle tombe mi disse: "se non mi credi puoi andartene". Rimasi li fermo, senza aggiungere altro. Nella mia mente c'erano alcune considerazioni del tipo: era un freddo cane circa 0°, lui era vestito leggerissimo, ma non sentiva il minimo freddo pensai, non trema, non fa una piega. Ad un tratto si voltò, mi guardò con un sorriso e mi disse: "perchè ti stupisci di tutto?" oh cristo pensai, qui le cose sono 2, o questo è pazzo, oppure dice il vero. No, non può essere vero, i vampiri non esistono. Cercai un autoconvincimente al quale però il primo a non crederci ero proprio io. Dovevo chiedrgli qualcosa, dovevo fargli delle domande, e lo feci. La prima fu diretta; senti, puoi provarmelo? "No" mi rispose, "perchè sarei costretto ad ucciderti, e non lo voglio fare. Prima che uccidano me, voglio lasciare una testimonianza della mia vita, e posso farlo solo tramite te". Questa risposta fece in modo che io non gli chiedessi più nulla, ma gli dissi solo: "che cosa vuoi da me?" "soltanto che tu continui a scrivere la mia vita". Io mi accesi una sigaretta, lo guardai e gli porsi il pacchetto come per chiedergli se ne voleva una. Lui mi guardò e mi disse "ho smesso di fumare tantissimo tempo fa". Abbassai un attimo gli occhi per accendere la sigaretta, li rialzai e lui non c'era più, se ne era andato senza il minimo rumore. Andai alla sua toma, la guardai ancora, e mi sembrava che lui fosse ancora li con me, a studiarmi, a guardare cosa facevo. Decisi di andarmene, non aveva più senso in quel momento stare li. Accesi la macchina e via, e cominciai a guidare. Non volevo rientrare a casa, decisi di girare un pò con i miei pensieri...
 
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view post Posted on 7/6/2009, 13:35     +1   -1
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...e girai, ma mi rendevo conto che il girare in auto non mi avrebbe aiutato a dissipare i miei dubbi, anzi, me ne avrebbe fatti venire di nuovi, quindi tanto valeva tornarmene a casa e andare a dormire. Rientrai, mi tolsi il soprabito buttandolo sulla sedia quasi con rabbia. Mi chiedevo perchè a me, cosa avrei dovuto fare? Ma queste domande non trovarono risposta. Salii in camera, mi misi a letto e chiusi gli occhi, sperando che il sonno mi raggiungesse presto. Ero in uno stato di leggera dormiveglia, quando sentii un rumore provenire dal piano di sotto. Tremavo, ma non sapevo perchè. Piano mi alzai dal letto, cercavo le ciabatte, ma non le trovai. Decisi di non accendere la luce, se c'era qualcuno lo avrei dovuto sorprendere nel buio. Aprii pianissimo la porta -per fortuna non cigolava- e cominciai a scendere le scale. Gli scalini erano 12, li avevo contati tante volte per passatempo, ma in quel momento ogni scalino mi sembrava lungo un km. Non sapevo se chiedere se c'era qualcuno, oppure continuare nel silenzio, ma io non avevo paura del buio, e quindi scelsi la seconda. Finii gli scalini e mi trovai ad un passo dalla piccola saletta. Con mia grande sorpresa, notai una figura seduta al tavolo che stava leggendo qualcosa. Non alzò lo sguardo, ma mi disse: "sto leggendo il tuo romanzo, è molto bello, continua così". Rimasi di stucco, quando capii che era...Rudolph. "Che ci fai qui? come hai fatto ad entrare?" e lui "sono entrato dalla porta principale, potrei essere un buon ladro sai?" e sorrise. Lo guardai, e non riuscii ad arrabbiarmi con lui, mi buttai su una sedia, e risi. A quel punto capii che non potevo continuare così, era inutile che andasse e venisse a suo piacimento. Gli chiesi se volesse venire ad abitare con me...
 
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view post Posted on 28/6/2009, 17:29     +1   -1
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...e lui: "abitare con te? ma io non potrei mai abitare qui, io dormo in una bara, e noi vampiri siamo molto materialisti, no, non mi pare il caso". Avevo capito che la mia insistenza non avrebbe prodotto un suo si, e quindi tacqui. Lui continuava a leggere, e leggeva molto velocemente. Io mi sedetti e non dissi nulla, continuavo a guarare quell'uomo che aveva sconvolto la mia vita, che mi raccontava la sua con la presunzione che io lo avessi creduto dal primo momento. Ad un tratto, mi accorsi di una cosa stranissima, lui leggeva senza luce in casa. La candela che tenevo in casa sul tavolo vicino alla macchina da scrivere, non l'aveva accesa, leggeva grazie al chiaro di una magnifica luna, che tramite le persiane aperte irradiava una luce bellissima. Finito di leggere alzò gli occhi su di me, e mi disse: "bravo scrivi davvero bene, non ho sbagliato quando ti ho scelto". Poi aggiunse: "sai, mi fa un certo effetto leggere la mia vita su carta, davvero uno strano effetto. Porta questo racconto una volta finito da un editore importante, vedrai che te lo pubblicherà e tu farai centro". Abbozzò un leggero sorriso, che mi fece capire che avrei dovuto finire in fretta quel romanzo. Infatti lui mi confidò che mi aveva raccontato tutto, e da quel momento li in poi il lavoro era tutto mio. Non tornai più a letto e dopo averlo salutato (uscì dalla porta principale senza dirmi se lo avrei rivisto) ricominciai a scrivere, ma presi una decisione che mi permise di fare poi colpo sull'editore da cui sarei dovuto andare. Gli cambiai il titolo in quanto lo ritenevo ormai troppo "consumato" e lo intitolai "il mio amico vampiro". Quella notte fu una delle notti più lunghe che io ricordi. Ormai era giorno (in teoria il momento in cui io andavo a dormire), ma decisi di mettermi al lavoro anche se un pò stanco. Poi mi venne una folgorazione e tra me e me pensai "o cavolo, ma io, cioè lui, insomma noi viviamo tutti e due allo stesso modo; lui vive la notte e io la notte sono più reattivo, lui dorme di giorno e anche se io non dormo tutto il giorno dormo parecchie ore, lui...è un vampiro, io...
 
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view post Posted on 21/7/2009, 12:15     +1   -1
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...io no, io non ero un vampiro...non come lui almeno. Finii il romanzo da li ad una settimana, e decisi quindi di portarlo al mio editore. Mi apprestavo a salire le scale del suo ufficio, ero un pò titubante. Mi fermai, e non so perchè mi venne l'intenzione di tornarmene a casa e buttare tutto. Ma no, saliamo pensai, magari lo straccerà come ha fatto altre volte, una più o una meno cosa cambiava ormai. Entrai nell'ufficio; lui mi guardò come si guarda uno che aveva rotto con la sua presenza: aprì e comiciò a leggere il racconto. Una pagina, poi un'altra poi un'altra ancora; dopo un pò alzò lo sguardo e mi disse: "dove hai preso questo racconto? Come ti è venuta questa idea?" e io: "è tutto di mio pugno signore, ci sto lavorando da più di un mese". Lui sorrise a mò di scherno e disse: "e tu hai scritto tutto questo in appena un mese?" "si signore" risposi io. Ricominciò a leggere e dopo altre pagine disse: "è fantastico, lo pubblichiamo immediatamante". Avevo quasi le lacrime agli occhi, non credevo a quelle parole. Il mio romanzo pubblicato, da non credere. Ripensai a Rudolph, non so se fosse vero, ma so che mi aveva reso un grande servigio e so che gli avrei dovuto raccontare la mia verità. Passarono 3 settimane, il mio romanzo usci e fu un autentico successo, fui premiato a più riprese e il mio editore, mi passò di grado: "da scarpa vecchia a scrittore". Dovevo vedere Rudolph, dovevo trovarlo. Andai al cimitero, trovai la sua tomba e decisi di aspettarlo lì. Un'ora, 2 poi 3, ma non lo vidi. Arrivò la serà, il sole calava e lui mi arrivò alle spalle. Feci un salto di paura perchè me lo trovai a pochi centimetri dal collo. Mi disse: "perchè sei venuto qui?" me lo disse quasi in tono scocciato. Lo guardai e gli dissi: "hai visto? il nostro romanzo è stato un successo". "si lo so, so tutto" fece lui. "sai, io devo raccontarti tutto di me" gli dissi in tono entusiasta. Ma lui mi guardava in modo strano, i suoi occhi erano fissi su di me; stava cominciando a farsi luce in me una strana sensazione...

Edited by demon quaid - 23/11/2010, 16:53
 
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view post Posted on 8/8/2009, 13:09     +1   -1
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...una sensazione che mi avrebbe portato...ALLA MORTE!!! Decisi di accendermi una sigaretta, la fumavo piano, gustandomi ogni tirata come se fosse l'ultima. Lui continuava a fissarmi cupo; sapevo che aveva in mente qualcosa. Che stava per fare qualcosa. Poi si girò verso la sua tomba e cominciò a parlare: "vedi, io sono un vampiro, non sono un vampiro cattivo, ma non posso lasciarti in vita, lo capisci questo?" oh, si certo che lo capivo, lo avevo capito giocoforza ormai, ma non volevo rispondergli. Poi mi balenò in testa un'idea, perchè io conoscevo bene il vampiro, sapevo bene come si poteva sconfiggere. Mi guardai attorno per vedere se c'era qualcosa per difendermi. Ma lui si voltò veso di me e guardandomi dritto negli occhi disse: "qui non troverai nulla che ti possa difendere da me. Non puoi chiamare aiuto, perchè se venisse qualcuno ti troverebbe urlante solo contro te stesso". Aveva ragione, sapeva bene che non potevo avere difese contro di lui. Mi venne vicino, io non mi spostai; i suoi occhi sembravano persi nel vuoto, erano diventati come il fuoco, voleva me, mi desiderava ardentemente...mi prese il collo con le mani...aprì la sua bocca...era vicino...così maledettamente vicino...sentivo la sua lingua accarezzarmi il collo...era un attimo solo...un attimo per sentire i suoi denti affossarsi in me...e lo fece...stavo morendo...tra le sue braccia....ma era una morte dolce non violenta...lo sentivo con tutta la sua forza...ecco...è finita...non ho più sangue...hai vinto Rudolph...mori tra le braccia della persona che più avevo amato nella mia vita...

Demon quaid

Edited by demon quaid - 29/11/2010, 12:48
 
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