Un Mondo Accanto

Solstizio d’Inverno, 20 12 22 23 Dicembre

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view post Posted on 23/1/2019, 21:30     +1   -1
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Guardiano del male

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Associata alla Rinascita del Mondo e chiamata Yule dei Celti.
Mentre l’anno volge al termine, nelle terre dell’emisfero boreale a clima temperato le notti si allungano e le ore di luce sono sempre più brevi, fino al giorno del Solstizio invernale, 21 – 23 Dicembre.
E difatti il sole per circa tre giorni sorge sempre nello stesso punto. Il respiro della natura è sospeso, nell’attesa di una trasformazione, e il tempo stesso pare fermarsi. E’ uno dei momenti di passaggio dell’anno, forse il più drammatico e paradossale: l’oscurità regna sovrana, ma nel momento del suo trionfo cede alla luce che, lentamente, inizia a prevalere sulle brume invernali. Dopo il Solstizio, la notte più lunga dell’anno, le giornate ricominciano poco alla volta ad allungarsi.
Come tutti i momenti di passaggio, il Solstizio d’Inverno è un periodo carico di valenze simboliche e magiche, dominato da una costellazione di miti e di simboli, echi ancestrali di un passato lontanissimo e dei quali abbiamo ormai perso il significato originario. E tuttavia, nelle moderne celebrazioni natalizie e di fine anno è ancora possibile discernere i simboli di tradizioni primordiali sotto la loro attuale veste, cristiana o consumistica che sia.
Uno era la morte del Vecchio Sole e la nascita del Sole Bambino, l’altra era il tema vegetale che narrava la sconfitta del Dio Agrifoglio, Re dell’Anno Calante, ad opera del Dio Quercia, Re dell’Anno Crescente. Un terzo tema, forse meno antico e nato con le prime civiltà agrarie, celebrava sullo sfondo la nascita germinazione di un Dio del Grano...
Se il sole è un dio, il diminuire del suo calore e della sua luce è visto come segno di vecchiaia e declino. Occorre cacciare l’oscurità prima che il sole scompaia per sempre.
Le genti dell’antichità, che si consideravano parte del grande cerchio della vita, ritenevano che ogni loro azione, anche la più piccola, potesse influenzare i grandi cicli del cosmo. Così si celebravano riti per assicurare la rigenerazione del sole e si accendevano falò per sostenerne la forza e per incoraggiarne, tramite la cosiddetta “magia simpatica” la rinascita e la ripresa della sua marcia trionfale. L’inverno era pericoloso, non solo per il freddo e la scarsità di cibo, ma anche perché vagavano sulla terra spiriti di defunti, vampiri e licantropi, entrati dal varco che si era aperto alle calende di novembre, Samhain (l’attuale Ognissanti). In un anno di 13 mesi lunari di 28 giorni ciascuno, resta inevitabilmente fuori un giorno, il giorno senza nome che rappresenta una frattura nel ciclo del tempo, il ritorno del Caos primordiale. Il Solstizio è insieme festa di morte, trasformazione e rinascita. Il Re Oscuro, il Vecchio Sole, muore e si trasforma nel Sole Bambino che rinasce dall’utero della Dea: all’alba la Grande Madre ‘Terra dà alla luce il Sole Dio. La Dea è la vita dentro la morte, perché anche se ora è regina del gelo e dell’oscurità, mette al mondo il Figlio della Promessa, il Sole suo amante che la rifonderà riportando calore e luce al suo regno. Anche se i più freddi giorni dell’inverno ancora devono venire, sappiamo che con la rinascita del sole la primavera ritornerà.
I Celti consideravano il sole che si levava fino alla vigilia del Solstizio un sole ombra, mentre quello vero era prigioniero di Arawn, re del Mondo di Sotto. Questo vero sole rinasceva dal grembo di Ceridwen, la vecchia Dea Strega dell’inverno.
I grandi monumenti megalitici della preistoria sono testimonianze mute ma possenti di questa tradizione.
A Stonehenge, il cerchio di pietre eretto in Inghilterra fra il 3100 e il 1700 a.C. il sole del Solstizio sorge all’alba attra-verso il trilite di Sud Est e proprio sopra la Altar Stone, la Pietra Altare. I costruttori di dolmen e menhir possedevano una notevole sapienza astronomica e appare evidente il loro interesse per il solstizio invernale e per la posizione della luna in questo periodo: si è già visto come il Nuovo Sole era inseparabilmente legato alla Vecchia Strega lunare, regina dell’inverno. Forse i monumenti preistorici erano teatro di danze rituali in cerchio che, combinate con le energie delle grandi pietre, avevano lo scopo di rigenerare i poteri della vita.
Sono numerose le tradizioni che vedono nascere un dio del sole o della luce in una caverna. Il sole emerge dall’utero caverna della Dea o, per usare un altro linguaggio, il buio è l’oscurità alchemica in cui si forma la splendente pietra filosofale. In una grotta, simbolo del cosmo stesso, nascono Dioniso, Hermes. Zeus. In Atene il rituale del solstizio erano le Lenee, la Festa delle Donne Selvagge, in cui si celebravano ad un tempo la morte e la rinascita di Dioniso. Grotte addobbate di fiori commemoravano la nascita del dio, sacrificato in precedenza come capretto dai Titani. I Cretesi uccidevano e mangiavano un toro quale sostituto di Dioniso. E come toro veniva adorato e sacrificato un altro dio solstiziale, il persiano Mithra, che nasceva il 25 dicembre in una grotta, così come grotte erano i suoi santuari di iniziazione.
Roma vi era una festa molto più antica di quella del Sole Invincibile: fra il li e il 23 dicembre si celebravano i Saturnali. In ogni città e villaggio veniva nominato un rex Saturnaliorum che regnava per una settimana fra banchetti, giochi e orge, mentre gli schiavi prendevano il posto nei padroni e viceversa.
La libertà e il caos non erano altro che il ricordo della mitica Età del l’oro, un’epoca felice, uguaglianza e abbondanza in cui aveva regnato Saturno. Solo durante i Saturnali veniva ammesso il gioco d’azzardo: nomi un semplice svago tua un atto rituale oracolare, teso ad interpretare la volontà degli dei. La falce di Saturno era in realtà un lituus, il bastone ricurvo usato dagli àuguri per vaticinare il futuro. E i dadi dell’antica Roma erano forse il residuo di una antichissimo gioco oracolare: “sortes’ erano in latino i dadi, nome che rimanda alla lettura dei destini. La moderna tombola ha ereditato questo valore, con i suoi significati scherzosi attribuiti ai 90 numeri, mentre ancor oggi fioriscono le vecchie usanze divinatorie, come quella secondo cui è possibile trarre pronostici sui 1 2 mesi dell’anno a venire osservando 1 2 giorni che separano il Natale dall’Epifania. Tutti i momenti critici dell’anno, come ormai abbiamo ben compreso,sono fratture tra i mondi umani e quelli ultraumani, sommo tempi fuori dal tempo, mm cui passato, presente e futuro si mescolano e di conseguenza momenti propizi per le arti divinatorie.
Un’altra tradizione tramandata dai Saturnali è quella dei doni: in epoca imperiale a Roma ci si scambiava lumi accesi, simbolo della luce crescente. Alla fine dei Saturnali il Rex Saturnìaliorurn era ucciso simbolicamente (o forse realmente in epoche remote), e Saturno nuovamente legato, perché la frattura spazio temporale si era richiusa e l’Età dell’Oro poteva essere instaurata definitivamente solo alla fine di un intero ciclo cosmico. Saturno veniva imprigionato da Giove: questo ricorda chiaramente il tema delle due divinità che si combattono, la metà crescente e quella calante dell’anno o, come appare in certi miti di origine celtica, il Re della Quercia e il Re dell’Agrifoglio. Le attuali decorazioni natalizie richiamano l’antica usanza di mantenere vivo lo spirito della vegetazione con piante sempreverdi. In analogia al Solstizio d’Estate, anche il Solstizio d’Inverno è ricco di simboli vegetali.
L’albero di Natale, l’abete, rappresenta in realtà l’Albero del Cosmo delle mitologie nordiche. Se appendiamo ai suoi rami luci e frutti dorati è per celebrare il mito solare. L’albero di Natale ha in effetti origini pre-cristiane.


L’agrifoglio invece, con le sue bacche rosse allude al sole e ghirlande di agrifogli simboleggiano la Ruota dell’Anno.
In certi luoghi delle Isole Britanniche un uomo vestito di nero (colore saturnino!) o con la faccia tinta di nerofumo era il Ragazzo dell’Agrifoglio, la persona designata a entrare per prima nelle case il giorno del Solstizio. Una mazza di agrifoglio era il bastone di Saturno con il quale si uccideva un asino durante i Saturnali.
Per le loro associazioni con il Dio dell’Anno Calante, ancora oggi in Irlanda, le decorazioni di agrifoglio vengono spazzate via dalle case dopo Natale perché porta sfortuna conservare i simboli dell’anno vecchio.
L’agrifoglio era collegato folkloricamente all’edera, simbolo di vita e di rinascita a motivo della sua crescita a spirale, e considerato l’arbusto in cui si nasconde lo scricciolo.
Babbo Natale vive al Polo Nord e il nord è la direzione simbolica degli spiriti, la terra dei morti. Incidentalmente, in Italia Babbo Natale è sostituito o affiancato dalla Befana, la strega benefica che altri non è che la Vecchia Dea come dispensatrice di nuova vita.
Anche la mela, frutto che abbiamo già visto a Samhain (capodanno celtico così come il Solstizio è il capodanno astronomico), ha giocato un ruolo importante nelle tradizioni solstiziali.
Ma più importante era il significato della continuità della vita spirituale che si manifesta nel continuo ciclo delle stagioni.
L’uso delle mele era molto antico e si ricollegava all’usanza pagana sassone del wassailing (dal sassone wes hai = essere in buona salute) che consisteva nel recarsi di un gruppo di persone nei frutteti al Solstizio d’Inverno con un recipiente di wassail, cioè di sidro bollito e speziato. Il sidro era spruzzato sui rami e versato intorno alla base del tronco di un albero scelto a rappresentare tutti gli altri.
Danze e canti accompagnavano questo rito che aveva lo scopo di garantire futuri abbondanti raccolti.
Il Solstizio d’inverno cela tra le sue molteplici manifestazioni anche quelle legate ad un simbolismo granario.
La risonanza del ciclo del grano con quello del sole si riflette ancora in molte usanze, come quella scozzese di conservare fino a Yule la Fanciulla del Grano, la bambola costruita con le spighe dell’ultimo covone mietuto, per poi darla come cibo al bestiame per farlo prosperare. Oppure nell’usanza, diffusa in molte regioni europee, di spargere le ceneri del ciocco di Natale sui campi di grano.
La tradizione del ciocco è quella che, forse più di tante altre, ha fuso in unico simbolo il mito della luce solare e quello vegetale del dio che muore per rinascere dalle proprie ceneri. Il ceppo, di solito di legno di quercia (l’albero del Dio dell’anno crescente, trionfante al Solstizio d’Inverno...), veniva portato nelle case la sera della vigilia, ornato di sempreverdi e innaffiato di vino, per essere acceso nel caminetto dal membro più giovane o più anziano della famiglia (il nuovo o il vecchio sole...) Spento il giorno dopo, veniva riacceso ogni sera nelle fatidiche 12 notti fino all’Epifania.
La cenere era sparsa intorno all’orto contro i parassiti o sulle travi di casa a protezione dai fulmini.
I carboni erano riaccesi quando minacciava la grandine. Il pezzo che restava era utilizzato per accendere il ciocco dell'anno successivo, a simboleggiare la forza della vita che passa da una modalità di esistenza all’altra, in un ciclo senza fine.
I druidi tagliavano ritualmente ai solstizi i rami di vischio con unì falcetto d’oro, strumento che univa in sé il simbolo del sei e quello del la luna. La pianta era chi amata il tutto-sana (in gaelico irlandese uileiceadh, in gaelico scozzese uilioc), medicina universale dono del risanante momento dell’eternità.
Ancora oggi baciarsi sotto il vischio è un gesto propiziatorio di fortuna e la prima persona a entrare in casa dopo il solstizio deve portare con sè un ramo di vischio. Queste usanze solstiziali sono state trasferite al primo gennaio: il Capodanno dell' attuale calendario civile.

Celebrare il Solstizio d’Inverno
La natura in questo tempo si riposa per prepararsi a vivere un nuovo ciclo e anche per noi sarebbe fisicamente opportuna una pausa, approfittando magari delle vacanze natalizie per
dedicarci alla lettura, alla meditazione, a esercizi di rilassamento. Una cosa piacevole sarebbe l'idromassaggio, un a pratica rilassante e al tempo stesso simboleggiante le acque uterine da cui vogliamo rinascere per l'anno a venire. Purtroppo tutto congiura contro un salutare riposo solstiziale. Infatti questo p nodo dell’anno, per l'accumularsi di celebrazioni, feste e acquisti di regali può portare a stress e ansia la forzata allegria, la caduta della routine quotidiana, il consumismo esasperato, sono tutti elementi che possono condurre a sentimenti di depressione e isolamento. Sarà la minor quantità di luce solare, sarà l’essere costretti a mostrare un aspetto felice, ma questo è uno dei periodi dell’anno con il più alto picco di suicidi. Tuttavia, se ricordiamo che questo tempo è quel lo in cui siamo più lontani dal Sole e contemporaneamente anche consapevoli della sua rinascita, possiamo provare a trattenere questa piccola luce in noi. Il Solstizio può essere per noi un momento molto calmo e importante, in cui nella silenziosa e oscura profondità del nostro essere, noi contattiamo la scintilla del nuovo sole. Questa è anche una opportunità per gioire e abbandonarci a sentimenti di ottimismo e di speranza: come il sole risorge, anche noi possiamo uscire dalle tenebre invernali rigenerati. Ci sono tanti modi per celebrare a livello spirituale questa festa: possiamo decorare la nostra casa con le piante del Solstizio oppure fare un albero solstiziale. Non un solito albero natalizio, bensì un albero decorato con tante piccole raffigurazioni del sole. O ancora possiamo alzarci all’alba e salutare il nuovo sole. Si possono accendere candele o luci per rappresentare la nascita delle nostre speranze per il nuovo anno. Possiamo anche compiere una celebrazione più rituale, con l’accensione del ciocco. Anche se non abbiamo un caminetto in casa possiamo accenderlo nel nostro giardino, o in un prato insieme ai nostri amici. Si prende un grosso pezzo di legno di quercia e lo si orna con rametti di varie piante: il tasso (a indicare la morte dell’anno calante), l’agrifoglio (l’anno calante stesso), l’edera (la pianta del dio solstiziale) e la betulla (l’albero delle nascite e dei nuovi inizi). Si legano i rametti al ciocco usando un nastro rosso. Se abbiamo celebrato questo rito anche l’anno precedente e abbiamo un pezzo non combusto del vecchio ciocco, accenderemo il fuoco con questo. Si dice: “Come il vecchio ciocco è consumato, così lo sia anche l’anno vecchio”. Quando il ciocco prende fuoco si dice:
“Come il nuovo ciocco è acceso, così inizi il nuovo anno”.
Una volta che il fuoco è acceso osserviamo le sue fiamme e meditiamo sulla rinascita della luce e sulla nostra rinascita interiore. Accogliamo le nostre speranze, i nostri sogni per il futuro e salutiamo questa luce dicendo:
“Benvenuta, luce del nuovo sole!”.
Brindiamo con vino brulè (in sostituzione del wassail nord-europeo) e consumiamo dolci, lasciando una parte del nostro festino per la Madre Terra. Se sono con noi amici e familiari doniamo loro rami di vischio. Più tardi le ceneri del ciocco potranno essere sparse nel nostro giardino o nei vasi delle piante che teniamo in casa per propiziare la salute e la fertilità della vegetazione.
Un modo simpatico per celebrare il Solstizio di inverno è quello del ramo dei desideri, un rituale della tradizione celtica bretone. Nove giorni prima del Solstizio occorre procurarsi un ramo secco di buone dimensioni, pitturarlo con vernice dorata e appenderlo nell’anticamera della propria abitazione, con un pennarello e alcune strisce di carta rossa da tenere lì vicino. Chiunque entri in casa se vuole, potrà scrivere un proprio desiderio su una striscia di carta, che verrà ripiegata per garantire la segretezza del desiderio e legata al ramo con un nastrino colorato. Quando nove giorni dopo si accende il fuoco del Solstizio (nel caminetto di casa o in un falò nel giardino o nel campo) il ramo viene sistemato sulla legna da ardere e i desideri che sono appesi ad esso bruciando saliranno col fumo sempre più in alto, finché verranno accolti da entità celesti e chissà, forse esauditi.


La Simbologia Natalizia tra Antichi

Gli ancestrali ricordi di un mondo pagano
La festa del Natale è una tradizione nata moltissimi secoli prima della venuta del Cristo, quando l’uomo, immerso nell’immanenza della Natura, sua madre feconda, guardava stranito i suoi prodigi.
Il primitivo sapeva bene che tutto è dominato da cicli di morte e resurrezione in un eterno susseguirsi di buio e luce, vita e morte che, come eterna spirale, nel loro continuo inseguirsi assicurano la vita. Di estrema importanza diventano particolari periodi dell’anno durante i quali l’uomo tenta di ingraziarsi la sua Grande Madre con una serie di rituali propiziatori atti a ridestarla dal suo torpore per assicurare prosperità e fecondità.


Attività per il Solstizio d’Inverno

Cantate le classiche canzoncine del periodo.
Chiedete scusa a qualcuno, se avete sbagliato.
Suonate delle campanelle per salutare il mattino del Solstizio.
Fatevi delle domande importanti su ciò che volete ottenere con l'anno che inizia.
Fate una visualizzazione che vi faccia compenetrare con la natura.
Fate una candela di Vera Cera d’Api speciale e tenetela accanto al letto.
Fate dei biscotti.
Fate una piccola preghiera per il nonno o la nonna scomparsa di recente.
Fate da soli le vostre cartoline d'auguri natalizie e di yule.
Spiegate il vero significato della festa di Natale alle persone che amate.
Fate delle belle ghirlande, anche da portare sulla testa.
Mettete i palmi su un albero e sentite le sue radici, la sua vita, la sua linfa.
Fate delle stringhe di popcorn e appendetele fuori casa perché gli uccelli possano mangiarli.
Fate un piccolo incantesimo che porti un po’ di pace in casa a base di lavanda.
Riportate tra i vostri amici la tradizione del wassail. Andate da loro e chiedere da bere in cambio di una canzone e benedicetelo quando bevete.
Donate cibo e vestiti ad altri meno fortunati.
Preparate del buon thè alla cannella e speziato con chiodi di garofano.
Sorridete il più possibile!
Decorate l'albero con segni del sole, cuori, mele, pezzi di arancio secchi, cerbiatti.
Cucinate un bel dolce!
Appendete il vischio alle porte e datevi i baci tradizionali.
Comprate qualcosa di Rosso.
Fate indossare alla persona amata un vostro indumento caldo, come il vostro cuore, pieno del vostro amore per lei.
Cercate di ricordare il sogno che farete la notte del 20. Segna solitamente un evento importante dell'anno che verrà.
Fate della cioccolata calda e mettetela in un thermos, quindi andate a fare una bella passeggiata nel bosco avendo pronta la vostra cioccolata da deliziarvi tra gli alberi.
Fate piccoli rituali di guarigione.
Fate piccoli doni per gli amici e le persone amate, è tradizionale abitudine pagana.
Scrivete su un foglio cosa volete che la luce purifichi nella vostra vita, man mano che arriva nel nuovo anno. Quindi bruciatelo.
Ballate in cerchio tenendovi per mano.
Fate delle ghirlande di agrifoglio e di vischio. Fate piccoli braccialetti dell'uno e dell'altro.
Mettete una stecca di cannella nella borsa. Porterà nuovi soldini.


Corrispondenze:

Simboli : Ceppo, l'albero, candele, vischio, l'edera, gli abeti
Divinità: Tutte gli Dei nascenti e del Sole, tutte le Dee Madri e le Dee triplici.
Colori: Rosso, Verde, Oro e Bianco
Cibi Tradizionali: Noci, frutti come le mele e le pere, Maiale, Idromele, patate, cipolle, Dolci con il cumino
Erbe: Agrifoglio, Vischio, Edera, Cedro, Alloro, Ginepro, Rosmarino, Pino, Valeriana, Mirra
Oli: Rosmarino, Mirra, Noce Moscata e Cedro
Incenso: Pino e Cannella
Animali: Cervi, scoiattoli e il pettirosso
Pietre: Quelle dal colore rosso, rubini, corniole e granato
Scopo di Yule: E' la notte più lunga dell'anno. Portiamo in noi e analizziamo le attività che abbiamo svolto nei precedenti mesi estivi. Yule è il momento del risveglio e dei nuovi progetti, lasciando i rimorsi alle spalle. Il lavoro magico dovrebbe essere sull'equilibrio, la bellezza, la pace e l'armonia.




Tutorial Decorazioni per il Solstizio d'Inverno


Il Ceppo per il Solstizio d’Inverno


gif




Una delle più antiche e significative usanze legate al Solstizio di’Inverno è lo YULE LOG ( o CLOG), ovvero il ceppo di Yule, un grande tronco decorato con nastri e edere e bacche che, fin dai tempi più remoti, nei territori del nord, veniva condotto cerimoniosamente sui bracieri e nei camini.. per ardere e portare luce, vita e calore nelle case, per dodici giorni: i dodici giorni destinati ai riti e alle cerimonie solstiziali, e in seguito, natalizie.
Nella notte più lunga dell’anno (o in seguito, alla vigilia di Natale), questo grande tronco, spesso di quercia, veniva acceso con un frammento di carbone ricavato dal tronco del solstizio precedente. Per giorni i membri maschi della famiglia cercavano la pianta adatta. Non tutte andavano bene: dovevano essere piante cadute da tempo, secche, adatte alla combustione, ma al tempo stesso, non dovevano ‘ospitare’ animali o essere divenute tane... poiché, fino al secolo scorso, intralciare i percorsi di Madre Natura era saggiamente considerato assai sciocco e poco propizio. Questa splendida usanza, sebbene di origine germanica, si diffuse velocemente anche nelle aree celtiche. Nel suo meraviglioso saggio “Il tempo dei Celti”, Kondratiev ci ricorda come in Scozia tale ceppo venisse scolpito in forma di donna: la Cailleach Nollag, ovvero la Megera di Natale (Yeel Carline ovvero "the Christmas Old Wife") . Ma cosa simboleggiava? Il suo lento bruciare segnava l’evoluzione ciclica della Dea, la sconfitta del suo aspetto sterile e minaccioso di dama dell’inverno, la promessa della primavera futura: al solstizio d’inverno ella aveva ormai i giorni contati. Ciò che preme sottolineare qui però è il legame tra il solstizio, il fuoco e la buona sorte. Come ci insegna Frazer, i due solstizi erano le due grandi svolte solari che catturavano l’attenzione dell’essere umano, doveva quindi apparire assai logico accendere dei fuochi particolari in questi due momenti.
La tradizione dello Yule Log persistette vivacemente fino all’epoca vittoriana, e ancora oggi non è scomparsa del tutto dalle campagne. Sebbene il suo ricordo sia assai più vivo in Inghilterra che in altre zone. l’uso di questo fuoco rituale era diffusissimo: “Nelle valli di Sieg e di Lahn il ceppo di Natale era costituito da un pesante blocco di quercia (...) e seppur esposto al fuoco, spesso non bastava un anno a ridurlo in cenere. Quando, l’anno successivo, lo si sostituiva con un blocco nuovo, i resti venivano ridotti in polvere da spargere nelle dodici notti precedenti l’Epifania sui campi, per propiziare i raccolti futuri”.
Non solo, in alcune zone della Francia un pezzo del ciocco veniva montato sull’aratro, credendo che servisse a far meglio germogliare i semi.


L'Albero per il Solstizio d’Inverno


Albero_del_Solstizio_dInverno




Prendete solo alberi veri che dopo le feste ripianterete e quindi vedere come mantenerlo in casa senza che secchi.

Perdete in Abete o Pino o Abete Rosso in base alla Tradizione e decoratelo con frutta seccata ad esempio fettine di mele arance ecc... anche stelle o altro fatte con pezzetti di legno, in realtà andrebbero messe delle candele ma visto che sta in casa e potrebbe essere pericoloso, opterei per le luci a led quelle piccoline piccoline bianche che richiamano il colore delle candele.




Ricette per il Solstizio d'Inverno




Wassail Birra Brulè per il Solstizio d’Inverno

Ricetta Inglese
Il wassail (nell’inglese antico was hál, literally ‘be you healthy’) è un hot punch a base di birra, miele e spezie originario del sud dell’Inghilterra durante il Medioevo.
Wassail! wassail! all over the town,
Our toast it is white and our ale it is brown;
Our bowl it is made of the white maple tree;
With the wassailing bowl, we’ll drink unto thee.
La ricetta originale del Wassail che vi sto per riportare è costituita di birra a doppio malto, spezie e mele. Tradizionalmente preparata per le feste natalizie, in particolare per la vigilia dell’Epifania, ovvero la Dodicesima notte.


Tradotta in Italiano:

Ingredienti per 6 Bicchierini:

1 Pinta (1/2 litro) di Birra doppio Malto
150 ml di Succo di Mela
Succo e la Scorza di 1Llimone non Trattato
1 Cucchiaio di Miele
1/4 di Cucchiaino di Zenzero in Polvere
1/4 di Cucchiaino di Noce Moscata in Polvere
1/4 di Chiodi di Garofano in Polvere
1/4 di Cucchiaino di Cannella in Polvere

Preparazione:

Fate sobbollire il succo e la scorza di limone assieme al succo di mela e le spezie per dieci minuti a fuoco lento.
Aggiungete la birra e il miele, girando con il cucchiaio finché il miele non si sarà sciolto, quindi alzate il fuoco facendo attenzione a non raggiungere il bollore. Il waasail va bevuto caldo potete aggiungere una fettina di limone o arancio in ogni bicchiere.



Stufato dell'anno nuovo

Ingredienti:

un cavolo cappuccio rosso sodo di un kg circa
4 cucchiai d'olio d'oliva
2 cucchiai d'aceto di vino bianco
un cucchiaio di zucchero di Canna
un'arancia piccola, non trattata
2 mele renette
noce moscata
cannella in polvere
sale
pepe

Preparazione:

Lavate e asciugate il cavolo cappuccio e tagliatelo a listarelle sottili con un coltello affilato.
Lavate le mele, asciugatele e privatele del torsolo con l'apposito attrezzo.
Tagliatele in 8 spicchi, senza sbucciarle e tenetele da parte.
Lavate con cura l'arancia, asciugatela e sbucciatela con un coltellino affilato per ricavare scorzette sottili che non abbiano parti bianche.
Scaldate l'olio in un tegame piuttosto ampio e sistematevi le listarelle di cavolo cappuccio, gli spicchi di mela e le scorzette d'arancia; insaporite con lo zucchero e l'aceto e cuocete per 10 minuti aggiungendo, se necessario, piccole quantità d'acqua.
Salate, pepate e profumate con un pizzico di cannella e una grattugiata di noce moscata; coprite il tegame e cuocete per altri 10 minuti.
Servite caldo o tiepido.




Polpette in Brodo

Ingredienti:

180 g di Salciccia
mezza cipolla
150 g di pane raffermo
20 g di burro
40 g di farina 1
un dl di latte di Capra
2 uova,
brodo di carne,
un ciuffo di erba cipollina,
sale
pepe

Preparazione:

Tritate la cipolla e rosolatela nel burro, unitevi il pane tagliato a dadini e fatelo insaporire per 2 minuti.
Levate dal fuoco.
Mescolate la farina con lo speck; a parte sbattete le uova con il latte, salate e pepate. Amalgamate in una ciotola tutti gli ingredienti preparati e insaporite con un po' di erba cipollina tagliuzzata.
Lasciate riposare il composto per 15 minuti, mescolando di tanto in tanto.
Confezionate canederli grandi come albicocche e cuoceteli nel brodo a fuoco basso per 10 minuti.
Serviteli con il brodo e ultimate con l'erba cipollina rimasta sminuzzata.


Polpette Vegetali

Ingredienti:

225 g lenticchie rosse
50 g Formaggio di C apra grattugiato
sale
prezzemolo tritato
1 uovo
100 g di pane integrale fresco tritato
Olio

Preparazione:

Lessate le lenticchie in abbondante acqua salata fino a quando sono diventate tenere. Scolatele e frullatele ancora calde assieme al parmigiano aggiustando il sale, se necessario. Quando l'impasto è tiepido, aggiungete il prezzemolo e formate delle polpettine tipo burghers che passerete nell'uovo sbattuto e poi nel pane integrale tritato. Friggete in abbondante olio caldo fino a quando belle dorate e servite subito.


Cosciotto d'inverno

Ingredienti:

1 cosciotto di cinghiale ben pulito o maiale
1 bicchiere d'olio
3 cipolla
1 spicchio d’aglio
1 cipolla a rondelle
vino rosso q.b. a ricoprire il cosciotto
2 carote a rondelle
2 gambi di sedano, a tocchetti
5 foglie di alloro
sale e pepe q.b.

Preparazione:

In un recepente che possa contenerlo tutto, adagiate il cosciotto che ricoprirete col vino, le verdure e l'alloro. Coprite con un panno e fate marinare in frigorifero per 2 giorni. Scaldate il forno a 150 gradi, asciugate bene il cosciotto e adagiatelo nella teglia in cui avrete riscaldato l'olio. Dovete calcolare 40 minuti di cottura per ogni mezzo chilo di carne che bagnerete abbastanza spesso con la sua marinata. Salate e pepate a cottura quasi ultimata, per evitare che la carne indurisca.
Accompagnatelo con della polenta.


Stelline di Pesce Spada o Storione

pane in cassetta integrale
burro ammorbidito
salmone affumicato
limone
aneto

Preparazione:

Togliete i bordi al pane, imburratelo e con l' apposita formina ricavatene tante stelline.
Sul tagliere di legno ritagliate, sempre con l' apposita formina, tante stelline di salmone quante sono le stelline di pane. Adagiatele poi sul pane e decorate con un pezzettino di limone tagliato sottile e qualche fogliolina di aneto. Conservate nel frigorifero fino al momento dell' uso.


Biscotti al Sesamo

Ingredienti:

500 gr di farina1
4 cucchiai di miele
100 di latte di Capra
1 uovo
1 cucchiaio di miele
100 gr di burro di Capra
1 cucchiaino di bicarbonato
abbondanti semi di sesamo
a piacere vanillina per aromatizzare

Preparazione:

Mescolare velocemente tutti gli ingredienti, eccetto il sesamo, fino ad amalgamarli per benino.
Staccare dei pezzetti di pasta e formare i biscotti...a me piacciono ad anellini...alcuni li fanno a bastoncino altri rettangolari; comunque sia la forma, quando li avete preparati bagnateli leggermente con una goccia di acqua e passateli nel sesamo.
Adagiate i biscotti con il sesamo su una placca foderata con carta da forno, e infornateli a 180° per 15 o 20 minuti.

Edited by Falupbis - 27/2/2022, 19:51
 
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