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Il Tempio Rambona della Dea Bona

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view post Posted on 23/1/2019, 22:23     +1   -1
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Guardiano del male

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Per augurare buona fortuna non bisogna mai dire “in bocca al lupo” ma sempre “viva il lupo”; nel caso di Rambona però è problematico dirlo perché qui la bestiaccia ne ha combinata una delle sue: s’ha mangiato l’asino del monaco Amico, colui che poi divenne santo per aver, tra l’altro, addomesticato proprio quel lupo.
Rambona, il cui toponimo proviene dalla corruzione del latino “ara bonae deae” (altare della Dea Bona), è un posto veramente particolare specialmente per la cripta della chiesa. L’edificio religioso, costruito in sostituzione di quello pagano distrutto, risale al IX secolo, epoca in cui il Cristianesimo era ancora approssimativo, e la sua cripta, sicuramente ancora più antica, presenta, ben conservate, diverse colonne con capitelli istoriati in maniera difficilmente comprensibile:

In un capitello c’è raffigurato l’animale che una volta si mangiava la coda e simboleggiava l’oroborus con il suo significato di eternità, rigenerazione, infinito. Nella chiesa di San Lorenzo a Montemonaco questo animale, posto vicino all’ariete (il Dio con le Corna) si morde la coda mandando un chiaro messaggio ai fedeli: “questa religione sarà eterna”. A Rambona quest’animale non si morde più la coda e sembra sorridere come per dire “quello che dicevo prima non vale più, ora cambia tutto”;


In un capitello c’è un grifone legato e non si capisce quale sia il messaggio che vuole pubblicizzare. I grifoni quando hanno le orecchie di asino sono femmine mentre quando hanno le corna sono maschi. Chissà se queste corna hanno qualcosa in comune con Cernunnos? Quello che si sa è che i grifoni nel passato rappresentavano qualcosa di importante, sono citati nel romanzo “Il Guerrin Meschino” e sono presenti sulle pareti dei fabbricati antichi di Castelluccio. Proprio gli antichi, si dice, li posero a guardia dei tesori esistenti nei monti. Il grifone catturato di Rambona potrebbe avere allora questo significato: “ora il tesoro non è più protetto quindi chi lo trova se lo prende”. Ma di quale tesoro si parla? Del Santo Graal? Della chiocciola d’oro e dei suoi pulcini o della scrofa d’oro e dei suoi maialini? Chissà!!;

In due capitelli, alla faccia di coloro che dicono che i Celti in queste parti non ci sono stati, c’è un simbolo (fiore a venti petali) che è anche presente in alcuni elmi celtici conservati nel Museo di Parigi;


In diversi capitelli ci sono simboli che rappresentano foglie e fiori stilizzati in maniera da ricordare le corna dell’ariete.

Nelle pareti della cripta ci sono attaccate o murate pezzi di lastre di marmo, sicuramente provenienti da templi pagani distrutti, che portano incisi intrecci e palmette che ricordano la simbologia celtica.
Sopra la porta d’ingresso c’è la croce templare, anche questa fatta con i bracci a corna d’ariete. Probabilmente questa è la firma dei templari celtici.



Un altro tempio dedicato alla Dea Bona si trovava ad Amandola nel luogo dove ora c’è la chiesa di S. Ruffino. Nella cripta di questo edificio c’è una particolarità: un foro sacro che attraversandolo cura l’ernia. A Rambona il foro sacro non c’è, forse è stato nascosto o distrutto, ma c’è S. Amico che, guarda caso, cura l’ernia.

In internet c’è anche questa notizia: Il toponimo Bolognola deriva dal celtico bona (luogo fortificato), stante la presenza di evidenti tracce della cultura celtica nell’area dei Sibillini. Altra possibile e più suggestiva interpretazione, è quella secondo la quale all’origine del toponimo ci sarebbe il culto della dea Bona, anticamente diffuso nei monti Sibillini.


Cecco d'Ascoli Giuseppe Matteucci Pres. Associazione
"La Cerqua Sacra" Cultura Popolare Sibillina
 
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