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Agnese Draghetti la vampira di Torino

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view post Posted on 26/1/2019, 22:05     +1   -1
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Guardiano del male

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Nel 1765 invece, viveva a Torino una donna che abitava nella “Contrada degli Angeli”, poi diventata “Contrada della Dogana”, ora corrispondente all’attuale via Carlo Alberto, con l’entrata nella porticina contrassegnata con il numero civico due. Il suo nome era Agnese Draghetti ed era originaria di Serralunga d’Alba.
Quando si stabilì nella Capitale Subalpina aveva venticinque anni e non ultimo dei suoi propositi era quello di accalappiare un marito ricco poiché adorava il lusso e l’agiatezza. Pochi mesi dopo riuscì nel suo intento, trovò un ricco mercante che la sposò ma che la lasciò presto vedova. La sua esuberante giovinezza la portò allora a frequentare i salotti della città trasformandosi così in cortigiana. Da quel momento ebbe inizio nel suo appartamento una sfilata di uomini ricchi e importanti, ma Agnese continuava a giudicare con attenzione chi potesse essere abbastanza interessante per essere amato.
Poi improvvisamente la Draghetti conobbe un uomo di mezza età che possedeva quel fascino rude delle persone avvezze al comando: il Conte Belladier. Per Agnese tutti gli altri uomini non contavano più: si trattò dapprima di un colpo di fulmine e poi di un innamoramento profondo. Chiese all’amante di portarla lontano dalla città e il Conte acconsentì conducendola nella sua vasta tenuta di Montalbano, nei pressi di Nizza Marittima. In quella idilliaca dimora con alle spalle il verde delle colline e davanti l’azzurro del mare, i due trascorsero un periodo incantevole. Dopo qualche mese però, Agnese sentì nostalgia di Torino e decise di ritornare nella sua casa di via Carlo Alberto, mentre il Conte Belladier aveva nel frattempo messo gli occhi su un’altra donna. Così, dopo una spiegazione decisiva, liberi dal loro legame e dimentichi del tempo trascorso insieme, si lasciarono per sempre.
Il salotto di Agnese Draghetti ritornò ad essere uno dei più frequentati e nel suo letto si alternavano i più importanti nomi non solo di Torino, ma anche del Nizzardo e della Savoia. A quaranta anni Agnese era più affascinante che a trenta, la sua bellezza si era affinata e i modi ne avevano fatto una dama di gran classe, ma a cinquanta cominciava a sfiorire, tanto più che con i suoi amanti non poteva perdere il vigore che l’aveva animata per tutti quegli anni. Conscia del declino che l’aspettava, conobbe casualmente un uomo che le fece la proposta di bere del sangue umano di persone giovani, che le avrebbero fatto ritrovare la sua freschezza facendola miracolosamente ringiovanire. In un primo tempo la Draghetti respinse con orrore una tale proposta, ma poi cedette sopraffatta dal desiderio di rimanere il più a lungo possibile padrona della sua giovinezza che stava inesorabilmente svanendo per sempre. Nelle annotazioni che Agnese teneva scrupolosamente sulla sua singolare “Cura della Giovinezza” non sono menzionati nomi, ma troviamo un’attenta descrizione delle metodologie adoperate dalla Draghetti-Vampira. Disponendo di molto denaro, Agnese si mise a girare per i sobborghi di Torino alla ricerca di fanciulle disposte a cedergli il loro sangue dietro un lauto compenso. Nessuno seppe mai chi fosse, perché quando prudentemente avvicinava qualche giovinetta, teneva il volto coperto da un fitto velo e sembra che molte ragazze si prestassero a ciò che credevano una richiesta alquanto bizzarra, ma allo stesso tempo una innocente mania. Nessuna di quelle fanciulle, dall’età variante tra i tredici e i sedici anni, fece mai cenno con nessuno dello strano mercato concluso con la misteriosa dama.
La “Vampira di Torino”, non solo era molto gentile con le sue “vittime”, ma le pagava anche profumatamente bene. Per circa una quarantina d’anni Agnese Draghetti trangugiava una tazza di sangue alla settimana, ma sosteneva di poter stare anche un mese senza berne neanche un goccio. Che effetto ebbe su di lei questa radicata abitudine di bere sangue umano? La mantenne davvero giovane? E’ difficile stabilirlo non avendo immagini a disposizione, però la descrizione che se ne fa in età ormai molto avanzata è quella di una donna molto giovane: la sua bellezza non si era spenta, l’occhio era sempre vivace, la pelle del viso vellutata e le forme del suo corpo immuni da un normale processo di invecchiamento. Addirittura un giovane ufficiale si innamorò follemente di lei quando Agnese all’anagrafe aveva già compiuto ottantadue anni. Si spense infine, fresca ed arzilla, all’età di novantotto anni il 19 settembre 1785, dopo essersi ritirata in una proprietà a Villadeati, nell’alessandrino, dove aiutò molto poveri e bisognosi.


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