Un Mondo Accanto

Postel Guillaume

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view post Posted on 29/3/2023, 19:55     +1   -1
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Guardiano del male

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Guillaume Postel, il visionario maestro dell'occulto
Nato agli inizi del XVI secolo l'orientalista, filosofo e teologo francese Guillaume Postel si convinse che il mondo poteva essere unito sotto un'unica religione: il cristianesimo. Viaggiò in lungo in largo e produsse una quantità di testi straordinari, dedicando la sua vita alle proprie convinzioni



La controversa figura di Guillaume Postel va inserita in un contesto – quello rinascimentale – ancora pesantemente condizionato dalle pressioni etiche e sociali esercitate dal clero cattolico. Le notizie su quest’uomo lasciato quasi ai margini della memoria storica non abbondano. Dotto umanista, astrologo, orientalista, cabalista, linguista, diplomatico, mistico visionario, Postel fu del resto un personaggio eclettico, stravagante, talvolta persino scomodo. Decisamente insubordinato e inquieto, certo; ma soprattutto troppo attratto da problematiche intellettuali complesse e stimolanti sulle quali le intransigenti autorità ecclesiastiche e politiche avevano preventivamente posto il veto.
Un “rivoluzionario” sui generis
Nato a Barenton, un minuscolo villaggio nella Bassa Normandia, il 25 marzo 1510, a causa della peste perse entrambi i genitori a soli tre anni, ritrovandosi orfano. Questo però non gl'impedì di soddisfare la sua sete di sapienza. Sul fatto che fosse un bambino precoce, dotato di intelligenza brillante e spiccata inclinazione allo studio non paiono sussistere dubbi, dal momento che cominciò a insegnare a soli tredici anni. Ad appassionarlo maggiormente era l’apprendimento delle lingue straniere, che decise d'intraprendere da autodidatta.
Partí dunque alla volta della capitale francese, fucina di attività artistiche e accademiche. Durante il cammino venne assalito da una banda locale di briganti, che dopo averlo picchiato e derubato dei pochi averi che possedeva, lo abbandonò privo di sensi in aperta campagna, in balia di un freddo tale che quasi morí di «un cacasangue [dissenteria] che avrebbe abbattuto un forte cavallo». Si riprese abbastanza rapidamente e con il piccolo gruzzolo racimolato grazie a un lavoro di mietitura in Beauce riuscí a raggiungere il collegio parigino di Sainte-Barbe, dove completò gli studi; sembra che abbia concluso il suo percorso in questo istituto "prendendo in prestito" i libri che gli interessavano prima di andarsene.


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Alla corte di Francia
In quel periodo conobbe Ignazio di Loyola, il religioso spagnolo che avrebbe fondato la Compagnia di Gesù, e alcuni suoi seguaci, futuri gesuiti. Grazie alla straordinaria dimestichezza con arabo, ebraico, siriaco, greco antico e latino –oltre che con parecchi dialetti semitici – riuscì a ottenere l’incarico d'interprete di matematica e lingue straniere in quello che a breve sarebbe diventato il Collège des Trois Langues e successivamente il Collège de France.
Suscitò pure l’attenzione del sovrano francese Francesco I, che nel 1536 decise di affiancarlo in veste ufficiale d'interprete al diplomatico Jean de la Forêt, inviato a Costantinopoli, l’odierna Istambul, presso l’ambasciata di Solimano il Magnifico. L'occasione era indubbiamente ghiotta per Postel, che ne approfittò per condurre ricerche mediche, botaniche, matematiche, scientifiche e linguistiche e per reperire preziosi manoscritti arabi da riportare con sé in patria. Tra questi vi era la Qabbalah donatagli da un medico ebreo del sultano turco.
Riunire i cristiani
Nel 1538 diede alle stampe De Originibus Seu de Hebraichae Linguae et Gentis Antiquitate, il saggio di filologia comparata in cui sosteneva la matrice ebraica di tutte le lingue, e Linguarum Duodecim Characteribus Differentium Alphabetum Introduction, un testo corredato da un rudimentale alfabeto arabo. La carenza di caratteri lo costringerà a ritardare la stesura dell’impegnativa Grammatica araba, che potrà essere ultimata solo nel 1543.
Il tema dell’ecumenismo – il movimento fondato per riunire tutti i cristiani delle diverse chiese – fu invece al centro di De Orbis Terrae Concordia, un’opera elaborata in Svizzera nel 1538 e data alle stampe nel 1544 per dimostrare come la fusione delle diverse fedi religiose in un culto unico, il cristianesimo, fosse indispensabile per poter raggiungere l’armonia tra i popoli. Si trattava di un progetto ambizioso e forse eccessivo, ma Postel si era ormai convinto di essere stato prescelto da Dio per diffonderne il verbo. Tentò persino convertire Francesco I alla sua teoria di monarchia universale.


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Un fallimento dietro l'altro
L’indifferenza del sovrano, che ormai considerava Postel un esaltato, lo indusse a raggiungere Roma. Qui, nel marzo del 1544, entrò nella Compagnia di Gesù, dove si sforzò invano d'illustrare a Ignazio di Loyola i tratti salienti del proprio piano di concordia. Fallito anche questo tentativo si abbandonò al richiamo della spiritualità, proclamando di sentirsi invaso da uno spirito profetico di ispirazione divina. Qualunque cosa fosse, questo "spirito profetico" lo portò a modificare il suo atteggiamento, solitamente umile e pio, impedendogli spesso di controllare il suo linguaggio: le parole fluivano dalla sua bocca liberamente e senza ritegno, sconcertando e spesso scandalizzando gli occasionali interlocutori.
La conseguenza che ne derivó fu che dovette abbandonare sia il noviziato che la confraternita, da cui venne espulso il 9 dicembre 1545, anche se Postel rimase sempre fedele agli insegnamenti gesuiti. Lungi da arrendersi, iniziò allora ad approfondire i suoi studi di magia e di mistica presso Andreas Masius, un religioso inglese studioso della cultura siriana, concentrandosi in particolare sul Libro di Enoch – un testo apocrifo di origine giudaica – e la Qabbalah cristiana – movimento che esaltava la compatibilità tra i testi sacri ebraici e il cristianesimo. Nonostante gli studi impegnativi non smise mai né di predicare né d'insistere sull’importanza della comprensione reciproca e della condivisione dei valori.

La redenzione dell'anima
Nonostante fosse un amante dei viaggi, meglio se in luoghi remoti, gli anni compresi tra il 1548 e il 1551 furono caratterizzati solo da rapide escursioni in Paesi europei tra cui l’Italia, che divenne teatro di un incontro destinato a incidere drasticamente sull'evoluzione culturale di Postel. A Venezia strinse infatti amicizia con madre Johanna, che lui stesso ribattezzò “madre del mondo e nuova Eva”, una sedicente mistica che si autoproclamava incarnazione dello spirito di Gesù Cristo.
Partendo dal presupposto che Cristo non aveva redento lo spirito femminile dell'uomo, l'anima, perché contaminato dal peccato originale commesso da Eva, Postel arrivò a concludere che esistessero due messia e il ruolo di redentore dell'anima spettasse a una donna, Sophia, l’eterna emanazione dell’anima mundi, identificata non a caso con madre Johanna. Esortato dall’anziana monaca, sua musa ispiratrice, nel 1552 pubblicò Restituto Rerum Omnium Conditarum, un lavoro che gli causò parecchi guai con i severi membri dell’Inquisizione. La frequentazione di Postel e di madre Johanna lo portò a dedicarle gli scritti La grande vittoria delle donne del nuovo mondo e La Vergine Venetiana, i cui messaggi fuorvianti gli valsero inevitabilmente feroci critiche e molti nemici.


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Insano ed eretico
Nel dicembre del 1553 Postel manifestò primi sintomi d'instabilità mentale. Si aggirava spesso per le strade annunciando la fine del mondo e dichiarò di essere un fedele servitore dell'imperatore d’Austria Rodolfo II d’Asburgo. Infine, decise di focalizzare i propri studi sui turchi, nei quali secondo lui risiedeva l'ultima speranza di unificazione globale.
Da tempo sospettato di eresia dalla Santa Sede fu riconosciuto insano di mente nel 1555 e condannato alla reclusione nel carcere vaticano, Castel Sant'Angelo. La provvidenziale delibera di papa Paolo IV sulla riapertura delle prigioni gli consentì tuttavia di riassaporare la libertà nel 1559. Qualche anno dopo il parlamento di Parigi lo sottopose agli arresti domiciliari, internandolo nel monastero di Saint-Martin-des-Champs fino alla morte, sopraggiunta nel 1581 nell’indifferenza generale.


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