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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 12/6/2010, 23:03 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Abante (Celeo)

Abante è un personaggio della mitologia greca, figlio di Celeo e di Metanira.
Secondo il mito mentre Demetra era alla ricerca della figlia Persefone, si fermò presso la sua casa per bere: Abante, vedendola abbeverarsi con tanta avidità, la dileggiò e la dea, infuriata, lo trasformò in lucertola, Nelle metamorfosi di Ovidio la leggenda è attribuita a Steleo o Stellione.

Abante
(Euridamante)


Nella mitologia greca, Abante era il nome di uno dei figli di Euridamante.

Abante era il figlio dell'indovino Euridamante ma non ne aveva ereditato le arti divinatorie. Partecipò alla guerra di Troia insieme al fratello Poliido schierandosi dalla parte del re Priamo.

Abante ingaggiò battaglia insieme al fratello contro l'acheo Diomede, ma entrambi perirono per mano sua. Euridamante in questa occasione, proprio quando si trattava del destino dei suoi figli, non riuscì a prevedere il futuro.

Abante (Melampo)

Abante, è una figura della mitologia greca, figlio dell'indovino Melampo e di Ifianassa, una delle tre figlie di Preto.

Discendeva da un altro Abante il re di Argo. Fu il padre di Lisimaca che sposò Talao e di Idmone l'indovino, anche se alcuni riferiscono che non ebbe tale figlio.

Abante
(Poseidone)

Nella mitologia greca, Abante è figlio di Poseidone e della ninfa Aretusa, divinità di una fonte vicino a Calci. È l'eroe eponimo del popolo eubeo degli Abantidi. Una tradizione più recente ateniese, lo indica come figlio di Calcone e quindi discendente di Metione.

Ebbe due figli: Calcodonte e Caneto.

Fu ucciso involontariamente dal nipote Elefenore, che era accorso in suo aiuto contro un servitore che lo stava maltrattando.


Abarbarea

Nella mitologia greca, Abarbarea era il nome di una delle Naiadi, le ninfe delle acque dolci della terra.

Abarbarea è ricordata nell’Iliade come moglie di Bucolione (il maggiore dei figli del re di Troia Laomedonte) e madre di Esepo e di Pedaso. È anche una delle tre progenitrici dei Tiri, assieme a Calliroe e Drosera. Il lessicografo Esichio di Alessandria, dal canto suo, menziona una classe di ninfe che prendono il suo nome, le cosiddette "Abarbareai" o "Abarbalaiai".

Abari


Abari o Abaride fu un leggendario indovino, taumaturgo e sacerdote di Apollo, forse realmente esistito e collocabile tra il VII e il VI secolo a.C.

Secondo Erodoto (4,36), Pindaro e Platone, Abari proveniva dalla mitica regione dell'Iperborea, situata nell'estremo nord. Qui avrebbe appreso e sviluppato le sue abilità di guaritore. Secondo la leggenda, per aver esaltato in versi il viaggio di Apollo agli Iperborei, fu fatto primo sacerdote di Apollo Iperboreo e avrebbe ricevuto dal dio il dono dello spirito profetico e una freccia d'oro che si portava sempre dietro. Secondo alcune tradizioni anteriori la freccia gli permetteva di volare e grazie ad essa girava per tutta la Grecia guarendo ammalati senza mai toccare cibo.

Platone (Carmide 158C) lo classifica fra "i medici Traci" i quali praticavano una medicina che cercava in primo luogo di curare l'anima per mezzo di "incantamenti" (epodai).

Secondo il lessico Suda, Abari venne in delegazione ufficiale dal paese degli Iperborei ad Atene al tempo della terza Olimpiade. Il Suda attribuisce, inoltre, un certo numero di libri ad Abari, compreso un volume degli Oracoli Scitici in esametri, una teogonia in prosa, un lavoro sulle purificazioni ed un poema su Apollo presso gli Iperborei.

Abaride

Nella mitologia greca, Abaride era il nome di uno degli amici di Fineo.

Fineo, re famoso per la sua capacità di elargire preziosi consigli che rasentavano i poteri divinatori, aveva in Abaride un amico e compagno di battaglie. I due sostennero insieme una feroce lotta con Perseo, famoso per avere combattuto e sconfitto la gorgone Medusa, che con il suo sguardo tramutava in pietra le persone.

Proprio grazie a tale proprietà magica Perseo, usando come arma la testa tagliata del mostro, vinse la sfida con Abaride e Fineo quando i due tentarono di rapire Andromeda.

Abaride era anche uno dei nomi di Abari, il sacerdote di Apollo.

Abaste

Nella mitologia greca, Abaste era il nome di uno dei cavalli di Ade.

Lo spaventoso cocchio di Ade, dio degli inferi, era fatto muovere da quattro cavalli, Aetone, Meteo, Nonio e appunto Abaste.

Abdero

Nella mitologia greca, Abdero è un eroe divino figlio di Ermes ed eponimo della città di Abdera, in Tracia.

Le cavalle di Diomede

Per portare a termine la sua ottava fatica, Eracle decise di portare con sé il suo eromenos Abdero ed altri giovani che lo aiutassero nell'impresa. Lo scopo era catturare le quattro cavalle di Diomede. Queste cavalle avevano la particolarità di essere antropofaghe (cioè di cibarsi di carne umana) ed appartenevano a Diomede re dei Bistoni, una popolazione barbara che viveva in Tracia.

Giunto nei pressi della mangiatoie, Eracle sopraffece ed uccise i guardiani. Fatto ciò portò le cavalle fino al mare, ma venne inseguito da Diomede e i suoi sudditi. Ignaro delle pericolosità della cavalle, le lasciò, quindi, alle cure di Abdero. Mentre Eracle era impegnato a sconfiggere Diomede, Abdero venne perciò divorato dalle bestie. Per vendetta Eracle, catturato Diomede, lo fece divorare vivo dalle sue stesse bestie che divennero così mansuete.

In memoria del suo eromenos, Eracle fondò vicino la sua tomba la città di Abdera ed organizzò degli agoni (in greco ἀγῶνες), giochi atletici che comprendevano il pugilato, il pancrazio e la lotta. Bernard Sergent conclude, quindi, che Abdero fosse ad Abdera insieme ad Eracle, suo erastes, fondatore secondo la mitologia della pederastia greca.

Abia

Nella mitologia greca, Abia era il nome di una delle figlie di Eracle .

Abia, figlia dell’eroe greco Eracle, creò un tempio che dedicò poi a suo padre. La città, chiamata Ira, dove il tempio venne eretto fu una delle città che Agamennone promise ad Achille come compenso per Briseide.

Ablero

Ablero è un personaggio dell'Iliade menzionato nel sesto libro.

Ablero era un guerriero nemico degli Achei, ma di lui Omero non dice altro, né per quanto riguarda la sua stirpe né per quello che concerne il suo popolo di appartenenza.

Ablero fu ucciso in combattimento da Antiloco, che lo trafisse con una lancia.

Abraxas


Nella mitologia greca, Abraxas era uno dei cavalli di Eolo, il dio dei venti.

Eolo possedeva un magico carro con cui volava e al quale erano legati molti cavalli. Tra questi ultimi, solo i maschi erano uniti da una fune. I loro nomi erano, secondo la tradizione più accreditata, Bronte e Sterope. Igino, dal canto suo, sostiene che secondo Omero si chiamavano Terbero ed Abraxas e che in Ovidio prendevano i nomi di Piroide, Eoo, Etone e Flegonte.

Abseo

Nella mitologia greca, Abseo era il nome di uno dei giganti figli di Urano e di Gea

Abseo insieme ai suoi fratelli partecipò alla guerra che i giganti mossero alle divinità dell'Olimpo per scacciarle e impadronirsi del loro regno. Tutti gli dei si opposero a tale tentativo e Zeus con le sue folgori fece sprofondare Abseo, insieme ai suoi compagni, nelle profondità del tartaro.

Acacallide

Nella mitologia greca Acacallide, o Acacallè, (in greco: Ἀκακαλλίς) è una delle figlie di Minosse, re di Creta, e Pasifae. Suoi fratelli sono Arianna, Androgeo, Catreo, Fedra e Glauco.

Quando Apollo e la sorella Artemide si recarono a Tarra per purificarsi, il dio del sole trovò Acacallide nella casa di un suo lontano parente di nome Carmanore e la sedusse.

Minosse, che alla notizia divenne furibondo, esiliò la figlia in Libia, dove, secondo una versione del mito, fu madre di Garamante.

Secondo un'altra versione, la fanciulla si accoppiò con Ermes, da cui ebbe un figlio chiamato Cidone, che diede il proprio nome alla città di Cidonia.

Un'altra tradizione racconta che Acacallide e Apollo ebbero tre figli chiamati Nasso, che diede il nome all'isola così chiamata, Nasso, Mileto , che, una volta cresciuto, fuggì da Creta, cercando di evitare ogni contatto con il nonno, e fondò la città che da lui prese il nome, Mileto[3], e Anfitemi.

Acacarno

Nella mitologia greca, Acacarno era il nome di uno dei figli di Alcmeone e Calliroe.

Insieme agli altri figli avuti dalla coppia decisero di vendicare la morte del padre, ucciso dai figli di Fegeo. Sterminarono per questo lui e tutta la sua progenie.

Acaco

Nella mitologia greca, Acaco (in greco: Ἄκακος) era il nome di uno dei figli di Licaone e di Ftia.

Acaco diventato adulto ebbe l'onore di accudire il divino Ermes durante la sua infanzia, in una grotta nel monte Cilene in Arcadia. Fu anche il fondatore della città di Acacesio nella terra di Arcadia.
Per questo motivo Ermes è detto anche Acacesius.

Academo

Academo, oppure Ecademo o Echedemo fu un eroe greco che, secondo la leggenda, rivelò ai fratelli Diòscuri, Castore e Polluce, il luogo dove era tenuta nascosta la loro sorella Elena (allora appena bambina), rapita da Teseo.

Elena rapita da Teseo. Particolare di un'anfora di Eutimide, V secolo a.C.

I Diòscuri invasero l'Attica con un esercito di Lacedemoni e di Arcadi per liberare la loro sorella Elena, rapita dagli ateniesi. Gli Ateniesi nascosero Elena e i Dioscuri cominciarono a devastare l'Attica, fino a quando Academo non rivelò loro che Elena era nascosta a Afidnes. Per questo motivo i Tindari gli furono sempre riconoscenti e quando i lacedemoni invasero l'Attica risparmiarono i terreni e i possedimenti di Academo — sulle rive del Cefiso nelle vicinanze di Atene — dalle devastazioni.

Quando morì la sua tomba (situata alla periferia di Atene e circondata da un bosco sacro) finì per dare il nome ad un quartiere della stessa città. Nelle sue vicinanze, secondo la tradizione, nel 387 a.C. Platone acquistò un fondo dopo il suo primo viaggio in Sicilia (dove era stato ridotto in schiavitù), e con il denaro raccolto per il suo riscatto vi stabilì la sede delle riunioni dei suoi discepoli dando così inizio alla celebre scuola filosofica, che prese appunto il nome di Accademia.


Acalante

Acalante è un personaggio della mitologia greca. Era una delle figlie di Pierio, ossia le Pieridi.

Insieme alle sorelle tentò di sfidare le Muse al canto: nominate le Ninfe giudici della gara, elessero vincitrici le figlie di Apollo. Le Pieridi, adirate contro le Muse, le attaccarono: dovette intervenire Atena, che le tramutò in uccelli. La tradizione vuole che Acalante sia stata trasformata in cardellino. L'episodio viene descritto nelle Metamorfosi di Ovidio.

Acamante

Acamante è il nome di alcuni personaggi della mitologia greca.

Acamante si può riferire ai seguenti personaggi mitologici:

Acamante
, valoroso guerriero troiano, figlio di Antenore e Teano, fu uno dei più forti combattenti che lottarono nella guerra che scoppiò per il rapimento di Elena. Per la sua figura si consulti la voce Acamante (Antenore).
Acamante, figlio di Teseo e di Fedra, partecipò alla guerra di Troia insieme a Diomede e al fratello Demofonte.
Acamante, lo zio di Cizico, era sempre un guerriero troiano, figlio del re trace Eudoro, il quale venne ucciso nella guerra di Troia da Aiace Telamonio.
Acamante, figlio di Demofonte, a sua volta figlio di Teseo, fu generato dagli amori dell'Acheo con una donna, di nome Fillide.



Acamante (Antenore)

Nella mitologia greca, Acamante è il nome di un valoroso eroe troiano, figlio di Antenore, che affiancò Enea e il fratello Archeloco alla guida dei Dardani, alleati di Priamo. Suo padre era uno dei consiglieri di Priamo a Troia, nonché il più favorevole alla restituzione di Elena e alla pacificazione con gli Achei. Acamante sopravvisse al fratello Archeloco, di cui vendicò la morte, e svolse un ruolo pressocché brillante durante l'avanzata troiana contro le navi avversarie.

Acamante apparteneva ad una nobile famiglia troiana: suo padre Antenore era uno dei più fidi consiglieri del re Priamo, che in più di una occasione aveva dimostrato la sua nobiltà d'animo e il suo spirito pacifista; dapprima salvando Menelao e Odisseo che, giunti a Troia per reclamare Elena, stavano per essere massacrati dai Troiani, istigati da Antimaco, ed infine invitando Priamo alla restituzione della donna al suo legittimo marito, Menelao stesso. La madre di Acamante, Teano, figlia di Cisseo, re di Tracia, era stata eletta sacerdotessa di Atena a Troia ed era, secondo alcune tradizioni, sorella della regina Ecuba. Insieme al già citato Archeloco, Acamante era solo uno degli innumerevoli figli generati da Antenore con la moglie, la cui lista è in parte redatta dalla stessa Iliade; tra i suoi fratelli più valorosi si ricordano Coone, il primogenito, Agenore, Demoleonte e Polibo.

Acantide

Nella mitologia greca, Acantide (o Acantillide) era l'unica figlia di Autonoo e Ippodamia.

Acantide aveva alcuni fratelli chiamati Erodio, Scheneo, Acanto e Anto.

Quando Anto morì travolto da una mandria inferocita, tutta la famiglia pianse la sua morte, tanto da commuovere le divinità che trasformarono tutti i familiari in uccelli. Acantide divenne così un cardellino.

Acanto (mitologia)

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Acanto è un personaggio minore della mitologia greca, probabilmente una ninfa amata da Apollo. Acanto non lo ricambiava, ed Apollo tentò di rapirla: essa reagì duramente, graffiando il volto dio del sole. Di conseguenza il dio tramutò la ninfa nella una pianta spinosa ma amante del sole che porta il suo nome (Acanthus).

Secondo altri pareri, Acanto, era invece l'amante di Elio, e quando la ninfa morì venne trasformata in fiore, e lo continuò ad amare in quella forma.

Acareo

Nella mitologia greca, Acareo fu avversario di Eracle in una gara di pugilato.

Quando Eracle uccise Augia re di Elide e i suoi figli, mise sul trono della città Fileo e celebrò i giochi olimpici, erigendo un altare a Pelope, figlio di Tantalo e costruendone altri dedicati ai dodici dei dell'Olimpo. Eracle allora istituì delle gare di ginnastica ad Olimpia, scegliendo un luogo molto bello, accanto al fiume Alfeo.

Secondo Igino, il suo sfidante nella gara di pancrazio (una sorta di pugilato) fu un altrimenti ignoto Acareo.

Acarnano

Acarnano è un personaggio della mitologia greca. Era figlio di Alcmeone e della sua seconda moglie, Calliroe, e dunque fratello di Anfotero; fu anche uno degli Epigoni.

Suo padre venne ucciso da Tegeo, fratello di Alfesibea, che fu la prima moglie di Alcmeone.

La loro madre pregò affinché diventassero adulti in un sol giorno e vendicassero la morte del loro padre. Zeus diede ascolto alle preghiere e d'incanto ebbero la maggiore età, presero le armi si recarono dal nemico, uccisero Tegeo e i suoi figli.

Nessun dio o re volle purificarli dei loro misfatti, ed essi continuarono il viaggio intrapreso.

I due si trasferirono poi in Epiro. Qui diede il nome alla regione che ancora oggi porta il nome di Acarnania (tuttavia non compare con questo nome nei poemi omerici.

Edited by demon quaid - 24/6/2016, 16:20
 
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