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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 13/6/2010, 13:23 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Acaste

Acaste era nella mitologia greca una ninfa, figlia del titano Oceano e della titanide Teti, una delle Oceanine, citata da Esiodo nella Teogonia al verso 356

Viene menzionata anche come una delle compagne di Persefone quando andava nei boschi a raccogliere fiori.

Ha lo stesso nome una balia dei figli del re Acasto di Argo.

Acasto

Acasto è una figura della mitologia greca, figlio di Pelia, re di Iolco (in Tessaglia), e Anassibia.

Fu il mandante della spedizione degli Argonauti, alla quale si unì contro il volere del padre, e prese parte alla caccia del cinghiale di Calidone. Sostituì il padre Pelia alla regnanza della Tessaglia dopo che il padre fu ucciso da Medea e Giasone. Salito al trono, decise di vendicare la morte del padre: egli era stato convinto da Medea a farsi tagliare a pezzi dalle figlie, in modo da riottenere la giovinezza che aveva perso. tuttavia Medea e Giasone, si sottrassero al castigo fuggendo a Corinto.

In memoria del padre Pelia, istituì dei giochi ginnici: durante questi giochi Peleo, un giovane atleta, fece innamorare Ippolita, moglie di Acasto; una volta respinta, lo accusò di averla tentata. Acasto, evitando lo scontro diretto con un suo ospite, lo invitò a caccia con lui presso il monte Pelio, frequentato da centauri. Il suo intento era di lasciarlo disarmato in quel luogo pericoloso: mentre l'atleta riposava, gli sottraè la spada. che gli sarebbe stata donata da Dedalo. Una volta risvegliatosi, Peleo si ritrovò di fronte ai mostri senz'armi: grazie all'intervento di Ermes inviato da Zeus (o di Chirone secondo altre versioni) il quale gli consegnò una spada con poteri divini, sarebbe riuscito a salvarsi. Tornato in città, si vendicò assassinando Acasto ed Ippolita.

Acate (mitologia)

Acate è nella mitologia greca uno dei compagni di Enea. Durante la guerra di Troia, Acate sembra apparire come l'uccisore di Protesilao, il primo eroe greco a morire sulla costa troiana.


Più volte citato nell'Eneide di Virgilio sin dal primo libro, viene indicato come uno dei fedelissimi di Enea, sempre al suo fianco in tutte le sue peripezie, ed è il capitano di una delle navi con cui Enea e i suoi lasciano Troia. Enea è tanto sicuro della fedeltà di Acate da arrivare ad affidargli le proprie armi.
Nel libro sesto Acate è ricordato per essere colui che conduce Enea all'antro della Sibilla Cumana. Durante la guerra tra Troiani ed Italici, Acate fa da scudiero a Enea, aiutandolo soprattutto nel libro X, allorché il capo troiano viene assalito da sette giovani guerrieri latini, tutti figli di tal Forco. In tale circostanza Acate rimane leggermente ferito dall'asta che uno di questi, Numitore, scaglia contro Enea. Nel libro XII egli si rende anche autore di un'uccisione, quella del rutulo Epulone; Acate lo decapita con la spada.

Acca Larenzia

era una delle primitive figure mitologiche del popolo romano. Si tratta di una antica divinità romana quasi dimenticata, in onore della quale si celebravano il 23 dicembre le feste Larentalie. Intorno a Larenzia fiorirono tradizioni diverse. Licinio Macro faceva di Larenzia la moglie del pastore Faustolo, madre dei dodici fratelli Arvali, che trovò e allevò i gemelli abbandonati Romolo e Remo. Poiché i bambini erano stati allattati da una lupa, Acca Larenzia fu chiamata "lupa", che in latino significa anche "prostituta". Acca è anche chiamata Faula o Fabula, simbolo in latino di "donna di facili costumi". In ricordo dei dodici figli di Acca Larenzia sarebbe stato costituito il collegio dei dodici Fratelli Arvali.
L'altra tradizione, di Valerio Anziate, ne faceva una cortigiana, fortunata ricercatrice di avventure, contemporanea di Romolo o di Anco Marzio. Cattivatosi l'animo di Ercole con la sua bellezza e con i favori a lui concessi, ne ebbe in compenso l'avviso di sposare il primo uomo che avesse incontrato, e fu il ricco etrusco Taruzio. Questi non tardò a morire e Larenzia eredito la sua fortuna, che consisteva in vasti possedimenti nei pressi di Roma. Larenzia lasciò poi per testamento i suoi averi al popolo romano e fu sepolta nel Velabro, la cui vicinanza all'Ara Massima diede occasione che si favoleggiasse di relazioni tra lei ed Ercole.

Accò

Nella mitologia greca, Accò era il nome di una divinità.

Accò era un demone di aspetto femminile che veniva menzionato ai bambini dai genitori come spauracchio per riuscire a farli addormentare.
Interpretazione e realtà storica [modifica]

Vi erano anche altri demoni simili nell’antichità come Gellò, Mormò, e Aliftò; nei tempi moderni tale tradizione ancora resiste, ma il demone viene chiamato Babau oppure Uomo nero

L’origine del nome, seconda la versione più accreditata, avrebbe la stessa radice del verbo akkìzomai (“faccio smorfie”, “ghigno”). Presso i romani divenne Acca (madre, tata) che vide in Acca Laurenzia il personaggio più noto.

Acesida

Nella mitologia greca, Acesida era uno dei nomi che furono attribuiti ai Dattili, figli di Rea.

Secondo una tradizione locale di Elide, menzionata da Pausania, i Dattili erano Eracle, Peonio, Epimede, Giasio e Acesida, il cui nome poteva suonare anche "Ida".

Probabilmente, questi nomi non appartengono ai Dattili Idei della tradizione, ma a giudicare dai loro etimi si tratta di divinità mediche. Acesida, infatti, significa: "figlio di colui che cura".

Secondo il mitografo Robert Graves, che dà molta importanza a questo filone tradizionale, Acesida, il quinto dei Dattili (e nell'interpretazione dello studioso, il "mignolo oracolare" o "dito magico"), sarebbe stato confuso con Achille, chiamato appunto il Pento (dal greco "pemptos", che significa quinto).

Edited by demon quaid - 12/12/2013, 23:17
 
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