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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 14/6/2010, 16:04 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Adranos

Il dio Adranus o Adranòs, padre dei Palici, ha caratteristiche legate ai fenomeni naturali (acqua e fuoco) ed è assimilato in parte e sovrapposto a Efesto (Vulcano per i latini), che aveva le sue fucine nelle viscere dell'Etna.

Le caratteristiche del dio Adranòs, ci sono tramandate da Plutarco ed Eliano. Plutarco lo descrive con in mano una lancia. Eliano specifica che il suo tempio era custodito da non meno di mille cani, di bellezza e dimensioni superiori ai molossi. I cani erano in grado di accogliere i visitatori del tempio, accompagnandoli a casa se ubriachi e sbranarli se ladri, infatti al dio era sacro tale animale. Esichio inoltre lo definisce padre dei Palici, divinità collegate a fenomeni vulcanici, gererati con la ninfa Talia, venerate dai Siculi.

Diodoro Siculo sostiene che nel 400 a.C. Dionisio I (il Vecchio) fondò una città alle falde dell'Etna, vicino a un famoso santuario, e la chiamò Adranòn. Questo tempio, come riportato da Eliano, potrebbe coincidere con quello del dio Adranòs. Plutarco afferma che il suo culto era diffuso in tutta la Sicilia.

Le monete in bronzo pervenuteci (278-270 a.C.), recanti la scritta (etnico) AΔPANOY, che riportano sul diritto la testa elmata di un uomo e sul rovescio un cane con la scritta MAMERTINΩN raffigurano il dio Adranòs e potrebbero riprodurre la statua ospitata nel tempio di Adranòn o in uno degli altri templi siciliani dedicati alla divinità.

Queste monete inoltre testimoniano che il culto, in origine siculo, fu adottato dai campani, mercenari italici installatisi dell'area etnea e della zona del messinese, e fu attivo anche in età ellenistica.

Nelle tavole alesine trovate nella zona di Tusa, ma relative all'antica Alesa, è riportato un tempio dedicato al dio Adranòs (Adranieiòn).

Plutarco cita inoltre un prodigio che accompagnò l'intervento militare di Timoleonte in Sicilia. Racconta che proprio nel giorno della battaglia dello stratega corinzio ed Iceta (344 a.C.) – avvenuto presso Adranòn – le porte del santuario che custodiva la statua della divinità si aprirono da sole e, mentre il volto della statua si rigava di sudore, la punta della sua lancia cominciò a vibrare. Prodigi tutti che persuasero gli adranitani, anche quelli più diffidenti, ad accogliere benevolmente Timoleonte.

La lancia, citata da Plutarco, e i cani, menzionati da Eliano, hanno indotto degli studiosi a ritenere che Adranòs avesse aspetti più simili ad Ares, dio della guerra, che veniva venerato dai Mamertini.

Eliano descrive il tempio del dio Efesto situato nel centro di Aitna-Inessa come una duplicazione di quella del tempio del dio Adranòs, con la sostituzione di Efesto ad Adranòs. Questa somiglianza dei templi è stata intesa come una politica di aggressione dei greci invasori nei confronti dei siculi e l'imposizione dei propri culti che avessero aspetti affini.

Secondo un'altra versione del mito, sotto il nome di Adrano vi era semplicemente uno dei tanti figli di Zeus, il padre degli dei, che fondò la città omonima.

Adranos è stato a lungo ritenuto un dio di provenienza orientale ed il suo nome accostato a quello di Adar o Azar siro, dio del fuoco.

Adrastea (mitologia)

Nella mitologia greca, Adrastea era la ninfa che allevò Zeus quando Rea lo sottrasse alla voracità di Crono e lo nascose a Creta in una grotta.

Era, per taluni mitografi, la figlia di Melisseo e di Ananke e sorella di Ida ed Amaltea. Altri le considerano figlie di Oceano.

Il nome, a volte, era un epiteto della dea Cibele, che ricorda Adrasto, figlio di Talao e di Lisimaca che le aveva dedicato un tempio a Cizico.

"Adrasteia" — "che non si può evitare" fu anche l'appellativo di Nemesi, originariamente dea del frassino, dea giustiziera di qualsiasi hybris, eccesso, superbia o violenza.

La figura mitologica di Adrastea ha analogie con Urdhr - la maggiore delle Norne della mitologia nordica - che presiedeva al destino degli uomini e dimorava all'ombra del sacro albero: il frassino Yggdrasill.

Adrasto 1

Figlio di Talao, re di Argo, e di Lisimaca. In seguito a una faida con altri rami della famiglia reale, discendenti da Melampo e da Preto, fuggi da Argo. Talao fu ucciso da Anfiarao, che discendeva da Melampo, e suo figlio trovò rifugio presso il nonno materno Polibo, re di Sicione, il quale non aveva figli e lo nominò suo erede. Quando divenne re di Sicione, Adrasto si riconciliò con Anfiarao, e gli diede in moglie la sorella Erifile.
Adrasto ritornò sul trono di Argo e, nonostante gli avvertimenti di Anfiarao che era veggente, si impegnò ad aiutare Polinice e Tideo nella riconquista dei loro troni rispettivamente di Tebe e di Calidone. Adrasto notò che i due giovani indossavano pelli di animali, Polinice quella di un leone e Tideo quella di un cinghiale; obbedendo allora a un oracolo che gli aveva ordinato di sposare le sue figlie a un leone e a un cinghiale, diede in moglie ai due giovani le figlie Egiale e Deipila.
Adrasto, sposato con sua nipote Anfitea, ebbe un'altra figlia, Egialea, e due figli, Egialeo e Cianippo.
Adrasto guidò i sette eserciti alleati contro Tebe; è la famosa spedizione descritta da Omero nell'Iliade e da Eschilo nella sua tragedia I Sette contro Tebe, così come da Euripide in Le supplici e in Le Fenicie. La spedizione si rivelò un disastro, e Adrasto fu il solo dei comandanti a salvarsi fuggendo sul suo cavallo alato Arione.
Dieci anni dopo la prima spedizione contro Tebe, Adrasto accompagnò i figli dei campioni, chiamati Epigoni, contro la città e questa volta l'assalto fu vittorioso, ma a prezzo della vita di Egialeo, figlio di Adrasto, il quale, prostrato dal dolore per la grave perdita, morì sulla via di ritorno, a Megara. Suo nipote, Diomede, divenne re di Argo.

Adrasto 2

Padre di Euridice, moglie di Ilo, re di Troia.


Aedona


Aedona detta anche Aedone o Edona è un personaggio della mitologia greca, figlia di Pandareo e di Armotoe, fu sposa di Zeto, re di Tebe.

Il fratello di Zeto, Anfione, aveva invece sposato Niobe, da cui aveva avuto sette figli maschi e sette femmine, mentre Aedone aveva partorito solo un maschio ed una femmina.

Colma d'invidia, Aedone si apprestò a uccidere il primogenito di Niobe: nottetempo giunse nella camera dove dormivano i figli sia suoi che di Niobe, e nel buio, sbagliò letto, e invece di uccidere il figlio della cognata, uccise il proprio, Itilo o Ati.

Zeus, commosso dal pianto di Aedone, decise di trasformarla in un usignolo, che secondo la leggenda, è l'uccello che piange durante la notte.

Aella
(mitologia)

Aella era un'amazzone al servizio di Ippolita.

Aella, durante una delle fatiche di Eracle, fu la prima ad attaccare l'eroe quando questi cercò di impadronirsi della cintura di Ippolita. Sfortunatamente per Aella, Eracle indossava la pelle del leone di Nemea che lo rendeva invulnerabile e quindi non poteva ucciderlo. Invece, dopo una breve battaglia, fu lei a venire uccisa dall'eroe.

Aellopoda

Nella mitologia greca, Aellopoda era una delle Arpie.

Tra le Arpie, Aellopoda era una delle più aggressive e viveva nella caverna di Ditte, sull'isola di Creta.

Si narra che Aellopoda e la sua compagna Ocipeta fossero le Arpie che non davano pace a Fineo, figlio di Agenore: le due creature entravano volando nel suo grande palazzo durante i pasti e, oltre a incutere paura in tutti, rubavano parte del cibo, rendendone immangiabile il resto, sporcandolo e lasciandovi un orrendo fetore.

Quando il re incontrò Giasone, che gli domandò come recuperare il vello d’oro, Fineo pose come condizione per aiutarli che gli Argonauti lo liberassero dai due mostri.

Allora due degli argonauti, Calaide e Zete, iniziarono a dar loro la caccia con le spade.

Secondo alcune fonti antiche, le due Arpie si salvarono fuggendo oltre il mare; secondo altre, vennero raggiunte alle isole Strofadi, dove gli Argonauti ne ebbero pietà, grazie anche all'intervento della messaggera di Era, Iride. Altri, infine, affermano che Aellopoda, separatasi dalla propria compagna, continuò a volare, finché crollò per la stanchezza e annegò nel Tigri, un fiume del Peloponneso, ribattezzato Arpide in suo ricordo.

Aetone

Nella mitologia greca, Aetone era il nome di uno dei leggendari cavalli di Eolo, il dio dei venti.

Eolo aveva un magico carro trainato da diversi cavalli, tutti possenti e magici perché sapevano volare. Uno di questi rispondeva al nome di Aetone.

Secondo una versione minore invece Aetone era il nome di uno dei quattro cavalli di Ade, il dio degli inferi.

Afaia

Nella mitologia greca, Afaia era il nome di diverse figure raccontate nei miti.

Sotto tale nome ritroviamo:

* Afaia una antica divinità
* Afaia una donna cretese

La dea Afaia

Si racconta che essa era venerata già ai tempi dei Micenei, soprattutto nell’isola di Egina, dove le era consacrato un santuario. In seguito il suo nome venne assimilato a quello di Britomarti e talora a quello di Artemide e a volte ad Atena.

In altri racconti il nome riportato era Afea.

Afaia, una donna che viveva a Creta, venne rapita da un pescatore animato da brutte intenzioni che la portò via lontano fino all’isola di Egina. In tal luogo riuscì in qualche modo a sfuggire al suo rapitore e cercando un luogo sicuro si addentrò in un boschetto, dal quale non ricomparve mai più.

Afaia deriva dal greco e significa “scomparsa”.

Afareo (Caletore)

Afareo è un personaggio della mitologia greca, figlio di Caletore. Partecipò alla guerra di Troia ed è menzionato come guerriero acheo nell'Iliade di Omero.

Di possibili origini cretensi, Afareo è citato una sola volta nell'Iliade col patronimico di "Caletoride". Omero lo affianca sempre ai compagni Deipiro e Merione, con i quali svolge a più riprese il ruolo di sentinella o di combattente. Nel libro IX, insieme a Trasimede, Ascalafo, Ialmeno, Merione, Deipiro e Licomede, riceve da Nestore l'incarico di comandare le sentinelle lungo l'accampamento greco.

Il giorno successivo, Afareo giunge insieme ad un drappello di uomini valorosi in soccorso al re Idomeneo, minacciato da Enea, e col suo scudo si prepara a difendere il suo signore. Nella confusa battaglia che segue, Afareo, che pavidamente si era gettato su Enea sperando di colpirlo, viene da lui trafitto alla gola con un abile colpo di lancia che gli taglia di netto il capo. Il suo corpo, barbaramente ferito, non venne però privato dello scudo e dell'elmo piumato.

Afareo (Periere)

Afareo è un personaggio della mitologia greca, figlio di Periere e di Gorgofone nonché nipote di Perseo. Discendeva da Eolo, re di Orcomeno.

Fu padre di Idas e Linceo a cui furono promesse Febe e Ilaria, rapite in seguito dai cugini figli di Tindaro e Leda Castore e Polluce, che sfidarono a duello.

Edited by demon quaid - 8/12/2014, 14:37
 
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