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Tutta la mitologia Greca, In ordine alfabetico

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Demon Quaid
view post Posted on 16/6/2010, 20:25 by: Demon Quaid     +1   -1
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Vampiro di dracula

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Dall'isola che non c'è....l'Inferno?

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Agreo

Nella mitologia greca, Agreo era il nome di uno dei figli di Apollo.

Apollo, il dio dalle tante virtù, un giorno si innamorò di Eubea, figlia di Macareo, e dalla loro unione nacque Agreo.

Agreo, o Argeo a seconda delle fonti, sarebbe stato anche il figlio di Apollo e della ninfa Cirene, fratello dunque di Aristeo.

Infine Agreo insieme a Nomio era anche uno degli epiteti dello stesso Aristeo, attribuitogli dalle ninfe che lo istruirono.

Agrianome

Nella mitologia greca, Agrianome era il nome di una delle figlie di Persefone , la moglie di Ade, il dio degli inferi.

Agrianome sposò Odoidoco, e dalla loro unione a Naricea, città anche di Aiace, nacque Oileo, uno dei tanti eroi che in futuro quando gli araldi vennero inviati in tutta la Grecia rispose alla richiesta di aiuto, partecipando al recupero del vello d’oro, la missione degli argonauti.

Secondo altri autori Oileo non fu il figlio di Agriamone ma da Apollo e con una ninfa, unione consumata quando Posidone creò le mura di Troia.

Agrio

Nella mitologia greca, Agrio era il nome di diversi personaggi dei miti.

Fra essi si ricordano:

* Agrio il gigante;

* Agrio il centauro;

* Agrio l'Etolo;

* Agrio il figlio di Circe.

Agrio il centauro

Durante la quarta fatica del prode Eracle, l'eroe fu ospite del Centauro Folo, figlio di Sileno. Egli non voleva aprire l'otre di vino in quanto sacro ma il semidio lo convinse a farlo. L'odore era talmente forte da far accorrere altri Centauri, fra cui Agrio che fu cacciato da Eracle con un lancio continuato di carboni infuocati.

Agrio il gigante

Durante la guerra fra i giganti e il monte Olimpo, quando cercarono di prendere il potere a dispetto delle varie divinità, Agrio il gigante fu affrontato dalle Moire e con i loro proiettili infuocati riuscirono ad abbatterlo, in seguito insieme agli altri precipitò nel tartaro.

Agrio l'Etolo

Agrio l'Etolo ebbe un figlio, Tersite, partecipante alla guerra di Troia, il più brutto di tutti i greci.

Agrio il figlio di Circe

Durante il viaggio di Odisseo, incontrò Circe la maga, lei aveva imprigionato tutti i suoi compagni ed alcuni li aveva trasformati in bestie. Circe volle giacere con Odisseo preparandogli una cena squisita ma egli deciso rifiutò, chiedendo in cambio di salvare tutto l'equipaggio, lei acconsentì e rimase incinta di tre pargoli. I loro nomi erano Agrio, Latino e Telegono.

Agrone (mitologia)

Nella mitologia greca, Agrone era il nome di uno dei figli di Eumelo.

Agrone con le sorelle Meropi e Bissa viveva nell’isola di Cos. Egli odiava tutti gli dei tranne uno, Rea la madre terra per via dei raccolti che offriva e che permetteva tranquillamente alla sua famiglia di vivere agiatamente.

Gli dei stanchi delle continue offese decisero di punire la sua famiglia così Artemide, Ermes ed Atena trasformarono Bissa in un gabbiano, Meropi in una civetta, Eumelo in corvo e Agrone in un piviere.

Aiace Oileo

Aiace Oileo, o Aiace di Locride, è un personaggio della mitologia greca, figlio di Oileo e di Eriopide (o, secondo altre tradizioni, della ninfa Rene). Aiace era famoso in tutta la Grecia per l'abilità nel tiro con l'arco e nella corsa, ma anche per rozzezza ed arroganza.

Secondo Strabone, la sua città natale era Narice, nella Locride, come conferma anche Ovidio, definendo Aiace come "l'eroe di Narice". Prima dello scoppio della guerra di Troia, era stato uno dei numerosi pretendenti di Elena.

Aiace si mise alla testa del suo esercito durante la spedizione contro la città di Troia, conducendo un contingente alleato composto da quaranta navi, o, meno probabilmente, da venti. In battaglia si distinse per la sua crudeltà efferata, priva completamente di pietà e dolcezza nei confronti del nemico: con la sua spada troncò la testa al cadavere di Imbrio, guerriero troiano ucciso da Teucro, per poi lanciarla contro gli avversari come se fosse una palla per dimostrare agli altri troiani il suo totale disprezzo.
Sempre con estrema ferocia uccise Satnio e Cleobulo, altri combattenti avversari; e fece strage di nemici in fuga dopo che il re beota Peneleo, suo amico, ebbe trucidato Ilioneo, altro guerriero troiano di cui aveva poi issato la testa in cima alla sua lancia.

Atena decise di punirlo per la sua tracotanza: durante i giochi funebri in onore dell'eroe Patroclo, Aiace scivolò su del letame, e la corsa fu vinta da Ulisse.

Spregiatore degli dei, non esitò a violentare la profetessa Cassandra nei pressi dell'altare di Atena. La stessa Cassandra cercò anche di resistere aggrappandosi alla statua della dea, ma con violenza Aiace trascinò via la ragazza facendo cadere anche la statua. Per questo motivo, Atena punì tutti i combattenti greci rendendo loro difficile il ritorno in patria. Secondo l'Odissea, infatti, Aiace fu vittima di una tempesta sul tragitto verso casa, e la sua nave affondò. Poseidone, tuttavia, ebbe pietà di lui e lo salvò, facendolo naufragare su un isolotto.

Tuttavia Aiace, ancora in preda alla sua arroganza, si convinse di essersi salvato con le sole sue forze, e per vendetta Poseidone fece affondare lo scoglio dove l'aveva lasciato e lo fece annegare.

Aiace Telamonio

Aiace è una figura della mitologia greca, figlio di Telamone, re di Salamina, e di Peribea. Era sposo di Tecmessa, schiava e concubina frigia, e padre di un unico figlio, Eurisace.

Era un leggendario eroe greco. È uno dei protagonisti dell'Iliade di Omero e del Ciclo epico, cioè quel gruppo di poemi che narrano le vicende della Guerra di Troia e quelle collegate a questo conflitto. Per distinguerlo dal suo omonimo Aiace Oileo, viene chiamato con il patronimico di "Telamonio", o, più raramente, "Aiace il Grande".

Nell'Iliade, Aiace viene descritto come il più alto tra gli achei, dotato di una robustissima corporatura, secondo solo al cugino Achille quanto ad abilità nei combattimenti. Ed è giudicato un autentico pilastro dell'esercito greco. Era stato educato dal centauro Chirone, che in precedenza era stato istitutore anche del padre Telamone, di Peleo, padre di Achille, e di Achille stesso. Dopo il cugino, Aiace era il più valoroso guerriero dell'esercito guidato da Agamennone, sebbene non fosse dotato della stessa sagacia di Nestore, Idomeneo e, naturalmente, Odisseo. Si poneva alla testa dei suoi soldati, brandendo un'enorme scure e portando un largo scudo di bronzo, ricoperto con sette strati di pelle di bue. Uscì indenne da tutte le battaglie descritte dall'Iliade ed è l'unico tra i protagonisti del poema a non ricorrere mai all'aiuto di uno degli dei schierati al fianco delle parti in lotta. È l'incarnazione stessa delle virtù della costanza negli impegni e della perseveranza.

Nella Guerra di Troia

Nell'Iliade, Aiace compie molte imprese valorose. Nel quarto libro colpisce con la lancia il giovinetto troiano Simoesio, uccidendolo.

Quindi dimostra tutto il suo coraggio nel corso di due duelli contro Ettore. Nel settimo libro, Aiace viene sorteggiato per scontrarsi con Ettore e si cimenta così in un duello che si protrae quasi per un giorno intero. All'inizio sembra riuscire ad avere la meglio e riesce a ferire Ettore con la sua lancia e a gettarlo a terra, colpendolo con una grossa pietra, ma poi Ettore si riprende e il combattimento continua finché gli araldi, su ordine di Zeus, stabiliscono che lo scontro è pari: i due guerrieri si scambiano doni in segno di rispetto. Il secondo duello tra Aiace ed Ettore (narrato nel XIV libro dell'Iliade) si verifica quando il troiano irrompe nell'accampamento acheo e affronta i greci in mezzo alle loro navi[1]. Aiace scaglia contro Ettore un grosso sasso, che per poco non lo uccide. Nel XV libro, Apollo cura Ettore e gli restituisce le forze. Così, questi torna all'attacco. Aiace riesce intanto a tenere lontano l'esercito troiano praticamente da solo. Nel libro successivo, Ettore disarma Aiace, sebbene non lo abbia ferito, e questi è costretto a ritirarsi, mentre i troiani incendiano una delle navi. Aiace, però, prima che Ettore gli mozzasse di netto la punta dell'asta, e prima che l'incendio divampasse sulla nave di Protesilao, reagì all'atto di appiccare il fuoco alle sue navi, uccidendo molti guerrieri nemici, tra i quali il signore della Frigia, Forci, alleatosi coi troiani.

A causa del suo litigio con Agamennone, Achille non partecipa a questi scontri. Nel IX libro, Agamennone e gli altri capi achei inviano Aiace, Odisseo e Fenice nella tenda di Achille per convincerlo a tornare in battaglia. Sebbene Aiace faccia del suo meglio, la missione fallisce. Durante l'assalto troiano alle navi greche, il compagno di Achille, Patroclo (che aveva tentato di impersonarlo per dare coraggio ai greci), viene ucciso da Ettore, che cerca di prenderne il cadavere e di darlo in pasto ai cani. Aiace, insieme a Menelao, lotta duramente per impedirglielo e alla fine riporta indietro il corpo con un carro all'accampamento e lo consegna ad Achille, che, furioso di dolore, deciderà di tornare a combattere.

Morte

Aiace Telamonio si preparò a contrattaccare i Troiani, allorché, guidati dalla regina Pentesilea e dalle Amazzoni, avanzarono sul campo di battaglia riempiendo la pianura di cadaveri. Sfiorato da un dardo di Pentesilea, che gli aveva appena scalfito l'elmo, l'eroe rinunciò a scontrarsi con la donna, giudicando una preda così facile degna del cugino.

Achille, dopo aver ucciso Ettore in duello, per vendicare Patroclo, in seguito cadrà ucciso per mano di Paride: Aiace e Odisseo combattono contro i troiani per strappare loro il corpo dell'eroe caduto. Aiace, roteando la sua immensa ascia, si occupa di tenere lontani i troiani, mentre Odisseo carica Achille sul suo carro e lo porta via. Durante questa battaglia, Aiace compie sanguinosi prodigi massacrando Glauco, figlio di Ippoloco e sovrano licio, e ferendo Enea e Paride gravemente.

Dopo la cerimonia funebre, entrambi gli eroi reclamano il diritto di tenere per sé le armi di Achille come riconoscimento del loro valore: alla fine, dopo alcune discussioni, è Odisseo a spuntarla e Aiace, infuriato per questo, si accascia a terra esausto. Al suo risveglio, impazzito a causa di un incantesimo lanciatogli da Atena, si lancia contro un gregge di pecore e le massacra, credendo di uccidere i generali achei. Rientrato in sé, si vede coperto di sangue e capisce che cosa abbia in realtà fatto: perduto in questo modo l'onore, preferisce suicidarsi piuttosto che continuare a vivere nella vergogna. E così si trafigge con la spada che Ettore gli aveva donato alla conclusione del loro duello.

Dal terreno intriso del suo sangue spunta un fiore rosso (come era accaduto anche al momento della morte di Giacinto), che porta sulle sue foglie le lettere Ai, che rappresentavano sia le iniziali del suo nome che il dolore del mondo per la sua perdita[2]. Le sue ceneri vennero deposte sul promontorio Reteo, all'ingresso dell'Ellesponto. Questo racconto della morte di Aiace si trova nella tragedia Aiace, scritta da Sofocle, nelle Nemee di Pindaro e nelle Metamorfosi di Ovidio, e del Foscolo in cui l'eroe incarna l'ideale di ribellione nei confronti del tiranno, mentre Omero, nell'Odissea, si mantiene sul vago, riferendo soltanto che la sua morte avvenne a causa della disputa per le armi di Achille: durante il suo viaggio nell'Ade, Odisseo incontrerà l'ombra di Aiace e lo pregherà di parlargli, ma Aiace, ancora risentito nei suoi confronti, rifiuterà e ritornerà silente nell'Erebo.

La famiglia

Aiace era figlio di Telamone, che a sua volta era figlio di Eaco e nipote di Zeus e della sua prima moglie, Peribea. Era anche cugino di Achille, il più forte e famoso degli eroi greci, e fratellastro di Teucro. Molti ateniesi illustri, tra i quali Cimone, Milziade, Alcibiade e lo storico Tucidide sostennero di essere discendenti di Aiace. Anche in Italia il culto di Aiace quale mitico avo di varie famiglie era diffuso. Lo studioso Maggiani ha recentemente mostrato come su una tomba estrusca dedicata a Racvi Satlnei a Bologna (V secolo a.C.) vi sia riportata l'espressione 'aivastelmunsl = della stirpe di Aiace Telamonio', insieme ad una raffigurazione del suicidio di Aiace, come insegna araldica della famiglia etrusca Satlna.

Aicmagora

Nella mitologia greca, Aicmagora era il nome di uno dei figli di Eracle e di Fialo figlia di Alcimedonte

Durante la sua vita Eracle, figlio di Zeus e suo favorito, ebbe diverse donne e innumerevoli figli che in seguito formeranno molte città dando in questo modo una sorte di origine divina ai vari popoli.

Alcimedonte, come spesso accade nel racconto dei miti, era contrario all’unione di sua figlia con l'eroe greco, perché desiderava che rimanesse pura. Fece quindi esporre Fialo e la sua figlia ancora in fasce Aicmagora su una irta montagna. In tal frangente fu o il rumore di una ghiandaia o il pianto della stessa Aicmagora a richiamare l'attenzione di Eracle, egli velocemente riuscì a rintracciarli ed a metterli in salvo.

Alalcomenea

Nella mitologia greca, Alalcomenea era il nome di una delle figlie del re di Tebe Ogigo.

Con le sorelle Aulide e Telsinia, dopo la morte, diventò una divinità protettrice della giusta vendetta, una delle Prassidiche. Si dice anche che Alalcomenea fosse stata una delle nutrici della dea Atena. Il luogo principale di tale culto era ad Aliarto in Beozia.

Alalcomeneo

Nella mitologia greca, Alalcomeneo era il nome di uno degli eroi greci fondatore della città di Alalcomene in Beozia.

Il nome deriva dal verbo greco ajlalkei'n, "respingere un pericolo, un nemico".

Alalcomeneo oltre ad essere il fondatore di tale città compiva anche ruoli religiosi per il culto di Atena.

Secondo un racconto dei miti fu lui l'inventore delle ierogamie, culti cerimonie religiose dove venivano celebrate le nozze fra Zeus ed Era sua moglie; Era stessa chiese consiglio ad Alalcomeneo, stanca dei continui tradimenti del marito e l'uomo le propose di farsi rappresentare da un statua di legno. Tale culto, celebrato all'epoca ogni anno doveva rinforzare chi avesse giurato fedeltà eterna.

Alalcomeneo è considerato il primo uomo della Terra, nato prima della Luna.

Alastor

Alastor ("vendicatore") nella mitologia greca era la personificazione delle lotte familiari. Egli è stato anche associato con i peccati che si tramandano dal padre al figlio. Come un genio o uno spirito della casata nella mitologia romana, egli ha incitato le persone a uccidere e a compiere altri peccati. Egli era un mortale, in origine, figlio di Neleo, re di Pilo. È stato poi abbassato di grado a demone minore dopo che lui e suo fratello uccisero Eracle.

Nella mitologia greca classica Alastor era anche il soprannome di Zeus in qualità di punitore delle malefatte e giudice universale. Non è un caso che la "figura alastoriana" sia di sovente associata al fulmine.

Alastor è anche il nome di uno dei cavalli del Dio Plutone/Ade.
Influenza culturale

Alastor è il nome del cavallo di Filippo di Macedonia, il grande condottiero padre di Alessandro Magno. Celeberrimo per la sua bellezza, indomabilità e velocità, il cavallo venne chiamato così proprio a causa delle sue caratteristiche che ricordavano quelle del temuto spirito della mitologia classica.

Nella demonologia cristiana, Alastor diventa il capo esecutore del re dell'inferno. Egli era molto crudele.
 
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